1998

Racconto a puntate di Arturo Leoncini

Terza parte

Ormai nella mia vita da calciofilo non può mancare una località a me molto cara: Castiglione della Pescaia. Il ridente paesino in provincia di Grosseto, ha accompagnato tutte le mie 19 estati che ho avuto la gioia di trascorrere. Considerando che la Coppa del Mondo si disputa in questo periodo dell’anno, potete capire come mai ogni quattro anni vivo la mia estate più bella. Non fu perciò da meno il periodo estivo del 1998. Le mie uscite serali con i miei genitori si trasformavano in una caccia ai gadget di Francia 98: guarda in quel negozio lì, guarda in quel negozio là: di galletti però non ce n’era l’ombra. Passai molti giorni sognando di trovare un peluche, un portachiavi, un qualcosa che avesse a che fare con la Francia e la Torre Effeil. Se non trovavo nulla non era certo colpa dei negozianti castiglionesi: non eravamo a Parigi. Fatto sta che la ricerca sarebbe continuata comunque a prescindere dal fatto che la manifestazione non si chiamasse “Castiglione ‘98”. Stavo per maledire quel posto per un altro motivo: vidi veramente poche partite. Ciò era dovuto al fatto che “si doveva” andare in tutti i modi al mare e dovevo, povero me, indossare una sequela di ridicoli slippini balneari. Una vera onta. Infatti di quel periodo non ricordo molto, ricordo soltanto spiagge roventi, acqua/sabbia negli occhi e cambi di costume in pubblico che violavano la mia privacy e la mia dignità. Come se non bastasse non sapevo nemmeno nuotare. Il quadro sembrava abbastanza tragico, ma per mia fortuna era destinato a migliorare: il cugino di mia madre, Alessandro, aveva una playstation e l’aveva portata a Castiglione. Tra i suoi giochi ne aveva uno che mi frisse il cervello alla sola vista: World Cup 98, il gioco ufficiale della Coppa del Mondo con tanto di galletti e bollini ufficiali. Non potete sapere l’emozione che provai quando mi disse: “Preparati, è bellissimo”. Ciò accadde una di quelle sere in cui i miei andarono a cena fuori ed io fui affidato ai miei (bis)zii che vivevano praticamente nella casa accanto alla nostra. Lì c’era anche Alessandro: vide subito che i miei occhi luccicavano alla sola vista della confenzione del gioco di Francia 98. Sicchè decise di fare l’irreparabile: mettere quel disco e segnarmi l’esistenza a vita. Soltanto l’introduzione di quel gioco era una roba allucinante. Il galletto è accanto ad un pallone, attende che venga calciato, parte “Tubthumping” dei Chumbawumba a tutto volume. Estasi. Di seguito si vedono calciatori fare rovesciate, il galletto che corre e vola per le strade di Parigi, un tripudio di colori sullo schermo che non finisce più. Bellissimo. Arriva il momento del gioco vero e proprio: ok, la computer grafica della presentazione era molto meglio di quella nel gioco reale, ma sinceramente, chi se ne fregava? C’era ben altro che mi faceva sussultare il cuore: la telecronaca in italiano di Massimo Caputi e Giacomo Bulgarelli (pace all’anima sua). Mi risultava incredibile che potessero dire i nomi dei calciatori non appena toccavano il pallone. “Albertini”, “Costacurta”, li sapevano proprio tutti. E Alessandro si divertiva a farmeli sentire. Quell’Italia-Cameroun videogiocato terminò 2-0 e al che pensai: “Magari se domani finisse veramente così!”. Già perchè domani mi aspettava una serata di puro calcio per il secondo match dell’Italia ai Mondiali. Dopo il pareggio con il Cile l’obbligo era quello di fare i tre punti. Il giorno dopo aspettare Italia-Cameroun che si giocava alle 21 fu a dir poco tragico: questa volta non si trattava solamente di aspettare, ma si trattava di sopravvivere alla vita da spiaggia che allora non mi piaceva poi così tanto. Sicchè tra sabbia, bagni forzati (avevo una grande paura dell’acqua) e i cosidetti “bruscoli negli occhi”, dovevo riuscire ad arrivare in fondo a fine giornata. Dato che a distanza di anni sono a raccontarvi di questa “tragedia”, potete facilmente evincere che riuscii a sopravvivere. Arrivò finalmente la sera. Giunto a casa dei miei zii vidi distrattamente i minuti finali di Cile-Austria, con pareggio al 90° degli Austriaci: un risultato buono per le sorti azzurre nel girone. Dopodichè a cena mi furono servite “rotelline” al sugo, me le chiamavano così, cotoletta alla milanese e patatine fritte: questi allora erano i pochi cibi che riuscivo a ingurgitare senza avere conati di vomito. Purtroppo la mensa delle scuole elementari mi aveva traumatizzato per la sua selezione di “prelibate” verdure lesse, quali finocchi, carote e carciofi: tutta roba che tutt’ora mi dà la nausea al solo pensiero. Tralasciando questi dettagli culinari, è il momento di tornare al Cameroun: squadra di calcio non fu mai sopravvalutata in questa maniera. Il “terrore dell’Africa nera” poteva sbatterci fuori dal mondiale senza troppe riverenze e i cronisti televisivi, con classico atteggiamento italico, facevano scongiuri e corna mostrando l’avversario come una sorta di chimera misteriosa. “Eh sì sono fortissimi nel contropiede”, “Solitamente delle squadre africane si dice che non abbiano un gran gioco difensivo, ma questo non vale certo per il Cameroun”, eccetera eccetera. Da questi commenti ebbi la riprova che gli opinionisti televisivi sono tutti una manica di imbecilli. Non c’è nemmeno il tempo di sedersi e di mangiarsi un gelatino post-cena che Di Biagio con un’incornata ci porta in vantaggio al 7° minuto (Secondo Pizzul “il gol è di Gol”). La partita si mostrava in discesa data anche l’inconsistenza degli avversari, con tutto il bene che posso volere ad una nazionale simpatica come il Cameroun. Il primo tempo dunque se ne andò tutto sommato molto tranquillamente. Stavamo giocando bene ed avevamo rischiato varie volte di raddoppiare in numerose occasioni: niente che non andasse insomma. La situazione degli africani si aggravò ulteriormente alla fine della prima frazione con l’espulsione diretta diretta di uno dei loro, quest’ultimo autore di un fallo a gamba tesa che, secondo alcuni, era “da codice penale” (precisazione ironica ed originale che potete sentire mentre guardate una qualsivoglia partita di calcio). Nell’intervallo riflettei su una cosa che avevo constatato in precendenza e che mi aveva notevolmente sorpreso: mia madre e mia zia erano interessate e pienamente coinvolte nelle sorti della partita. Solitamente, nella breve esistenza che fino a lì avevo vissuto, avevo notato che il sesso femminile, a parte pochi casi, non era in alcun modo interessato alla vicende calcistiche. Rimasi dunque piacevolmente sorpreso quando vidi la grande partecipazione dei miei parenti femminili che accompagnavano le azioni della gara con urletti e strilli. Vedete, a questo punto uno potrebbe cominciare a scrivere una cosa a sè stante in tal proposito: se ci fate caso il Mondiale è l’unica manifestazione calcistica che viene seguita anche da coloro che non masticano di frequente il calcio. E’ questo il grande fascino della Coppa del Mondo, a mio modesto parere, fascino che batterà sempre ed ogni volta coppe europee, campionati nazionali, coppe di lega e tutte le altre competizioni del mondo del pallone. E’ un qualcosa, se vogliamo, di inspiegabile che si ripete inesorabilmente ogni quattro anni e che tutte le volte mi sorprende e mi rende estremamente felice. Qualcuno un giorno mi spiegherà da dove nasce questo interesse collettivo che ha un che di magico se permettete. “Vieri..!”. E finalmente al ’75 raddoppiamo mettendo praticamente in cassaforte il risultato. Su passaggio filtrante Vieri non perdona: allora era un signor giocatore. Successivamente all’’89 si unisce alla festa anche Alessandro Del Piero che con un pallonetto manda a farfalle l’estremo difensore del Cameroun. Il risultato finale parla chiaro: 3-0 Italia. In barba a tutti gli onori di circostanza rivolti alla compagine africana, la alla fine arrivò anche ultima nel gruppo eliminatorio, avevamo sferrato un colpo decisivo da tre punti per il primato nel girone. Era rimasta da risolvere soltanto la pratica Austria, questione che si sarebbe affrontata soltanto sei giorni dopo. Il più alla fine sembrava fatto, anche se era quasi necessario terminare al primo posto nel gruppo, data la presenza del Brasile negli accoppiamenti possibili per la fase ad eliminazione diretta: un secondo posto degli azzurri nel girone eliminatorio sarebbe significato Italia-Brasile agli ottavi. La cosa che era da evitare a tutti i costi. Per questo la partita con l’Austria diventava in qualche modo determinante e piena di incognite per la serena continuazione del torneo.

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