Il corpo in movimento


Laocoonte era il sacerdote troiano che mise in guardia la città contro i pericoli del cavallo di legno dei Greci. Gli dei lo punirono inviando due giganteschi serpenti a stritolare lui e i suoi figli. Il celebre gruppo scultoreo che ritrae questa aggressione, riportato alla luce a Roma nel 1506, destò subito grande scalpore per la sua energia irrequieta, per la violenza emotiva e la drammaticità dell’azione. Michelangelo Buonarroti immediatamente vi dedicò una studio approfondito, ed esso ha ispirato gli artisti di ogni generazione. La lotta mortale dell’incisione di Antonio del Pollaiolo dimostra una simile dote per la raffigurazione vigorosa del movimento, sebbene l’artista avesse acquisito tale competenza attraverso lo studio dell’anatomia piuttosto che dell’arte antica. Si dice che operasse dissezioni sui cadaveri, come Leonardo da Vinci. Henri Matisse voleva che il suo dipinto avesse i tratti di una danza rituale primitiva, ma ammise anche che l’ispirazione principale gli era venuta in un locale notturno di Parigi, assistendo ad una farandola. D’altro canto, i quadri di Marcel Duchamp e di Umberto Boccioni devono molto all’influenza della fotografia: più in particolare furono ispirati dalle "cronofotografie" di Etienne Marey. Nel 1880, questi inventò una sorta di "pistola fotografica" in grado di tracciare il percorso di un oggetto in movimento con una serie di immagini sovrapposte.





Gruppo del Laocoonte
marmo bianco, Museo Pio-Clementino, Musei Vaticani, Città del Vaticano


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