L'Addio

A mettere fine a quella che è stata definita la Guerra privata del Tenente Guillet, fu la nostalgia. Nostalgia che si insidiò, infida, nelle sue membra all’ascolto di un disco di opera italiana, che arrivava dal grammofono del Signor Rizzi. Sulle note de “Le Maschere” di Mascagni, pervaso dalla malinconia iniziò a veder scorrere nella sua mente le persone a lui care, si domandò di come avessero affrontato la guerra i suoi anziani genitori, pensò ai Gandolfo e a Bice, si domandava se lo stesse ancora aspettando.

Ma all’improvviso qualcuno lo scosse con vigore e, destandosi dalle sue fantasticherie, vide la signora Rizzi (proprietaria della fattoria) che lo avvertì del ritorno dei soldati inglesi. Erano stati alla fattoria, per controllare se vi fossero italiani nascosti, già diverse volte, ma questa fu diversa. Il posto che fino a qualche minuto prima era stato concesso alla malinconia venne strappato dalla paura che dittatorialmente lo aveva lasciato vittima di un panico profondo ed irrazionale. Avrebbe potuto giustificare la sua presenza nel salotto, come aveva già fatto diverse volte, con la scusa che si stava occupando delle pulizie, oppure si sarebbe potuto, molto più semplicemente, nascondere aspettando che i soldati andassero via. Ma Amedeo scavalcò la finestra, ignorando l’autocarro dell’esercito davanti alla villa dei Rizzi. Si incamminò, con passo controllato e lento, su per la collina verso la tomba del pellegrino (dove si recava 5 volte al giorno per pregare Dio), soffocando la tentazione quasi irresistibile di mettersi a correre. Udì delle urla alle sue spalle. Un sergente gli intimò di fermarsi, l’ordine fu ripetuto, prima in arabo, poi in inglese, ma Amedeo continuò a camminare con la medesima andatura verso la tomba del pellegrino. Riecheggiò uno sparo, che Amedeo sentì sibilare sulla sua testa. Il sergente riprese la mira, ma a questo punto intervenne il capo operaio della fattoria, che urtò il fucile e spiegò al sergente che quell’uomo non era altri che un musulmano, sordo, che stava andando pregare. Amedeo che aveva sentito tutto, una volta arrivato in cima alla collina, crollò a terra prostrandosi in preghiera.

La perdita di controllo su se stesso gli fece comprendere fino in fondo che ormai la farsa con gli inglesi non sarebbe potuta andare avanti ancora a lungo. Le ferite riportate dalle varie battaglie, le febbri malariche che continuavano a perseguitarlo, la coscienza di essere ormai arrivato ad un punto dove la razionalità, la disciplina e la ferma volontà nel portare a compimento la parola data, non erano più sufficienti a superare il logoramento di tante e tali vicissitudini. Era arrivato il momento di tornare a casa. Era arrivato il momento degli addii e di sciogliere, con sommo dolore, il suo Gruppo Bande Amhara:

“ Abbiamo lottato fino allo stremo delle nostre forze, abbiamo fatto più del nostro dovere e non ha senso continuare a combattere senza rifornimenti né basi sicure. Non cessiamo la lotta perché siamo stati battuti; la sospendiamo per decisione nostra, dopo aver tenuto testa per mesi a forze cento volte superiori, impedendo agli inglesi di spostarle in Egitto. Le notizie che giungono dall’Africa del Nord sono buone. Gli inglesi sono stati costretti a ritirarsi dalla Libia; le truppe italiane e tedesche hanno ripreso Tobruk e catturato trentamila prigionieri. Se l’offensiva continuerà e l’Egitto verrà occupato, potremo ricevere aiuti. Allora vi manderò a chiamare, uno per uno, dai vostri villaggi per combattere di nuovo assieme. Ora, però, ci dobbiamo lasciare, se vogliamo essere in grado di riprendere la lotta quando ci sarà ancora bisogno di noi. Siamo stati fratelli di guerra. Lo resteremo anche in futuro.”

L’addio più greve e doloroso fu quello dato alla sua amata Kadija, che con il capo chino in un cenno d’assenso e con un profondo silenzio, indossato con dignità e velato dal dolore stretto sulle sue spalle come il suo sciamma, senza un cenno di saluto, si alzò e andò via. Seduto per terra, con le spalle poggiate ad un masso di pietra, Amedeo silenziosamente piangeva.



continua