“Hoffmann, che aveva detto che soggetto della musica è l’infinito, il segreto sanscrito della Natura, che colma il cuore di uno struggimento che non ha fine. E che cos’altro è la vita, se non uno struggimento che non ha fine?” Tratto da “Struggimento” di J.D.Landis
Pitagora, oltre ad aver scoperto il teorema che porta il suo nome, diffuse anche la conoscenza della musicoterapia, del perfezionamento degli intervalli musicali e delle proporzioni magiche esistenti tra astri e suoni, ma non solo..
Infatti, la scoperta pitagorica della cosiddetta “sezione aurea” o “divina” fu applicata ad un pentagono, dato che 5 rimanda anche alla quinta, che è uno degli intervalli musicali più importanti; da qui la nascita del pentagramma che, all’inizi, era considerato il simbolo segreto dei pitagorici.
Per quanto riguarda le note, i greci arrivarono a stabilire che ci fosse una certa corrispondenza tra le scale musicali, da loro chiamate “modi”, e i differenti umori delle persone.
Questa teoria è stata ripresa più tardi nel Medioevo, periodo in cui tra l’altro nacque il canto gregoriano, dove i modi greci si trasformarono fino ad andare a comporre la scala musicale di sette note, che vennero battezzate con le sillabe iniziali dei versi dell’inno liturgico dedicato a San Giovanni Battista composto da Paolo Diacono:
UTqueant laxis
REsonare fibris,
MIra gestorum
FAmuli tuorum,
SOLve polluti
LAbii reatum
Sancte Iohannes
In seguito la sillaba UT venne sostituita con la DO di “Domine” in modo tale che l’inizio delle scale musicali simboleggiasse il nome del primo motore dell’universo e che l’origine divina e quella musicale fossero così perfettamente correlati.
All’inizio, però, venne escluso il Si naturale perché di difficile intonazione così venne sostituito con una nota di più facile intonazione, cioè il Si bemolle.
Ma c’è anche un motivo per il quale le note musicali sono proprio 7.
Infatti questo numero indicava la totalità dell’Universo e le note musicali erano una parte delle cerimonie di iniziazione ai misteri della magia.