Guerra d'Etiopia

Gli eventi precipitano nell’inverno 1934, quando Mussolini annunciò al mondo le sue mire coloniali in Africa orientale. Guillet non era fascista, come lui stesso aveva affermato in più occasioni. Egli era fermamente convinto che l’esempio fosse lo strumento comunicativo migliore, ed anche in questo caso, la lontananza ideologica dal fascismo, più che proclamata era riscontrabile in una serie di scelte da lui fatte nel corso degli anni.

Nel 1938 fu costretto a tornare in Africa dalla campagna spagnola, nella quale era rimasto ferito ad una gamba e fu ricoverato nell’ospedale di Tripoli. Lì conobbe una laureanda in medicina, ebrea ed italiana, che a causa delle leggi “per la difesa della razza” emanate nello stesso anno dal Duce, venne cacciata dall’università. Per il tenente Guillet era intollerabile. Iniziò, così, a contattare tutte le personalità di riguardo con cui intratteneva rapporti, sino ad arrivare a “scomodare” il Generale Italo Balbo, grazie al quale riuscì a far riammettere la ragazza all’università. Sebastian O’ Kelly, uno dei suoi biografi, in un’intervista mise in risalto in maniera concisa ed efficace quale fosse la sua cultura d’origine, la quale dettava inevitabilmente un’inclinazione di pensiero e di conseguenza, per Guillet, d’azione: “Amedeo was an aristocrat. He was a monarchist. He was too conservative to be a Fascist.”

Nell’agosto del 1935, il patriottismo e la fedeltà alla casa Savoia ebbero il sopravvento, così il tenente Guillet, che era stato scelto come uno dei quattro cavalieri che avrebbero costituito la squadra italiana di equitazione alle Olimpiadi del 1936, si fece raccomandare per evitare di partecipare alle Olimpiadi e poter partecipare alle missioni di guerra nel corno d’Africa e servire così il suo Re.

Le ostilità ebbero inizio il 3 ottobre 1935, quando le truppe italiane varcarono il confine tra Eritrea ed Etiopia, cogliendo di sorpresa le milizie del Negus Hailé Salassié. Al tenente Guillet venne affidato un contingente indigeno di 200 mercenari chiamati Spahi di Libia. Gli Spahi combattevano con le proprie cavalcature e con proprie armi per 10 lire al giorno. Fu a Zuara, in Libia, che Guillet iniziò a conoscere i cavalieri libici ed ad imparare umilmente la lingua ed ad approfondire la conoscenza della cultura araba per poter instaurare un rapporto diretto con suoi uomini. Egli fu uno dei primi e dei pochi ufficiali che impararono l’arabo per poter impartire ordini direttamente alle proprie truppe, senza l’aiuto di uno Shumbasi . Imparò l’arabo frequentando una scuola coranica araba per bambini, poi pian piano lo affinò con l’aiuto del barbiere del reggimento, il quale conosceva bene l’italiano.

Successivamente il tenente Guillet si distinse in un sanguinoso corpo a corpo sulle pianure di Selaclacà. Fu qui che, salvatosi dall’esplosione di un proiettile potenzialmente mortale la cui traiettoria venne deviata dalla sua sella, rimase ferito ad una mano. Tornò comunque vincitore, guadagnandosi la sua prima medaglia conferitagli a Tripoli dal Maresciallo d’Italia Italo Balbo.

Il 5 maggio 1936 le truppe di Badoglio entrarono trionfalmente ad Addis Abeba, l’avanzata dell’esercito italiano sembrava inesorabile, fu così che l’Etiopia diventò italiana e a Vittorio Emanuele III, il 9 maggio 1936, venne conferito il titolo d’ Imperatore d’Etiopia.

Nel dicembre dello stesso anno Amedeo tornò a Roma per un intervento alla mano. Il periodo di convalescenza lo trascorse a Napoli a casa degli zii Gandolfo, dove rincontrò Beatrice, una sua giovanissima cugina. Amedeo si innamorò perdutamente di Beatrice, alla quale chiese di diventare sua sposa. Dopo qualche reticenza Beatrice, per tutti Bice, accettò la proposta di matrimonio. Ma il lieto evento, purtroppo, venne posticipato a causa di un imprevisto. Proprio in quel periodo, a causa delle politiche per l’incremento demografico, entrò in vigore una normativa che favoriva la promozione degli ufficiali e dei funzionari dello Stato coniugati, e bloccava l’avanzamento di carriera a chi, invece, era celibe. A questo punto il progetto di matrimonio di Amedeo con Bice si bloccò. Amedeo ne spiegava così il motivo:” ....innanzitutto per un doveroso riguardo nei confronti della mia fidanzata. Non volevo dare l’impressione che l’avrei sposata per essere promosso. Speravo quindi di avere la promozione per merito di guerra.”



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