Le mille

Mille, e poi ancora mille. Se mille, anzi “i Mille”, furono gli uomini che lo seguirono nell'avventura unitaria, mille (e forse di più) furono le donne che lo seguirono fra le lenzuola. Luca Goldoni in “L'amante dei Due Mondi” presenta biografia erotico-sentimentale del Generale in camicia rossa. Mille amanti: una cifra iperbolica? Forse approssimata per difetto, stando al diluvio di messaggi che gli arrivavano da ogni parte del mondo. Ma quanti furono gli amori di Giuseppe Garibaldi?

Prima era stata Anita, “rapita” dal un’altro uomo senza tanti scrupoli di coscienza, moglie adorata, morta a ventotto anni. E dopo di lei? Baronesse, contadine, scrittrici, lavandaie, nobili e popolane. Il catalogo è questo: Garibaldi ebbe tre mogli, otto figli (quattro dei quali da Anita) e innumerevoli liaison con donne di ogni condizione sociale. Non che fosse un donnaiolo, un seduttore da operetta.

Era il gentil sesso a sentirsi irresistibilmente attratto da quell’uomo che incarnava l'ideale dell'eroe forte, generoso e, si poteva presumere, di caldi sensi. Lui apprezzava, ma più che altro le lasciava fare. Per esempio la contessa Maria Martini della Torre, che abbandonò il marito e gli si offrì come compagna “indivisibile nella gloria e nella sventura”. Garibaldi cercò di dissuaderla, ma forse senza troppa convinzione. Sta di fatto che lei lo seguì in Sicilia, dove vestita di camicia rossa, tunica bianca e cappello piumato alternava azioni militari all'assistenza ai feriti in battaglia.

E poi Louise Colet, definita dal poeta De Musset «Venere in marmo caldo», e che gli fu accanto nell'assedio di Capua. Le donne si contendevano l'acqua saponata del suo bagno e ciocche della sua criniera leonina. Anche quando i mitici capelli fulvi scolorirono nel grigio degli anni, il personaggio Garibaldi continuò ad accendere i cuori femminili. Alla sua morte, il “Times” scrisse: “Se Vittorio Emanuele e Cavour saranno oggetto di studi approfonditi sull'esatto valore del loro contributo all'Unità d'Italia, Garibaldi apparirà come una realtà di leggenda, qualcosa di favoloso, dalla natura inafferrabile”.

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