Saione

Spirito di campagna

Si è liberi di credere e di non credere, ma sono convinto che nessuno possa negare che in ogni uomo sia presente una dimensione spirituale, che ci induce a riflettere su noi stessi e sulla realtà che ci circonda. Sono anche convinto che esistano dei luoghi nei quali la spiritualità possa esprimersi meglio che altrove.

Saione è secondo me un luogo che ispira una forte spiritualità, laica o religiosa che essa sia. Il nome del luogo, che molto probabilmente deriva dalla parola "saio", l'abito indossato dai monaci, lo dimostra già di per sé. Saione nacque infatti come un convento, e la piccola cappella di San Girolamo, situata a pochi passi dal casolare, era l'edificio in cui i monaci, fin dall'XI secolo, si riunivano per pregare e meditare.

Se, oltrepassando la cappella, si continua a camminare lungo la strada che gradualmente si perde tra gli olivi, ci si imbatte in un antico tabernacolo dedicato a San Vincenzo. Il modo in cui si presenta questo piccolo monumento è quasi scenografico; mi verrebbe da dire che colui che scelse quella precisa collocazione abbia deliberatamente ricercato un effetto di sorpresa.

Alla fine del sentiero, quasi impercorribile a causa delle fronde degli olivi, si intravede una serie di cipressi disposti a cerchio. Al centro, risalta la tonalità intensa di blu con la quale il tabernacolo fu decorato al suo interno. È un luogo che incanta, che meraviglia, perché mai ci si aspetterebbe di trovare una struttura così regolare e geometrica in una campagna tanto selvaggia e piena di sterpi, dove la natura non ha mai conociuto rivali; e tuttavia, è allo stesso tempo un luogo che invita al raccoglimento, al silenzio.

In passato, quel tabernacolo si trovava lungo una strada che collegava il paese di Mercatale con la via Chiantigiana; la funzione dei tabernacoli, piccole strutture di cui è disseminato il paesaggio toscano, era infatti quella di proteggere i viandanti dagli innumerevoli pericoli che potevano ostacolare i loro viaggi. Oggi, quella strada si trasforma in un piccolo sentiero nei pressi del casolare, per poi terminare ai piedi del tabernacolo. Dietro i cipressi, rimane solo la boscaglia, che ha cancellato ogni traccia di quella antica via di comunicazione che collegava il Chianti alla Val di Pesa.
San Vincenzo ha così assunto ancora di più l'aspetto di un piccolo santuario, con quegli alberi che paiono messi lì per proteggerlo, e con quel sentiero che sta gradualmente scomparendo, quasi volesse rendere quel luogo ancor più isolato e raccolto.

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