Saione

Storie d'altri tempi

Questo è il luogo in cui sono cresciuto. Si chiama Saione, ed è un casolare immerso tra i vigneti e gli oliveti della campagna toscana, a pochi chilometri da Mercatale Val di Pesa.

È un luogo al quale sono molto legato, perché la mia famiglia abita e lavora lì da decenni. Già il padre del mio bisnonno, nato sul finire dell'Ottocento, faceva il mezzadro; lavorava la terra ogni giorno, da mattina a sera, e alla fine del mese era costretto a cedere quasi la metà del suo raccolto alla proprietaria del podere, che lui chiamava "la padrona".

La mia famiglia esercitò la mezzadria fino agli anni Settanta, quando finalmente mio nonno poté dire che quella terra, che per anni lui e i suoi predecessori avevano coltivato, gli apparteneva. Tramandandosi di generazione in generazione la passione per la terra e per la natura, la mia famiglia ha reso l'agricoltura qualcosa di più che un semplice mestiere: ancora oggi, mio padre parla sempre del suo lavoro come di una passione che lo lega alla terra da quando è nato. Benché l'abbia coltivata fin da ragazzo, non ha mai smesso di meravigliarsi di come l'intervento dell'uomo possa essere fondamentale per far nascere una pianta e permettere che essa cresca forte e rigogliosa. E la meraviglia è tale che, malgrado le cose si ripetano ogni anno più o meno allo stesso modo, per lui ogni annata è diversa, portatrice di un qualcosa di nuovo.

Ho avuto dunque la fortuna di crescere in una famiglia che ben poco ha avuto a che fare con i ritmi estenuanti della vita di città, quella vita moderna nella quale chiunque viva la nostra epoca rischia di rimanere intrappolato. In quell'angolo di campagna che ha fatto da sfondo alla mia infanzia e alla mia adolescenza, gli avvenimenti sono ancora cadenzati dal succedersi dalle stagioni, ci si preoccupa ogni giorno di come sarà il tempo all'indomani, si osservano le fasi della luna per capire quale sia il momento più propizio alla coltivazione, secondo una tradizione forse un po' superstiziosa, ma che conserva ancora il suo fascino.

Pare impossibile che ancora oggi esistano luoghi dove si raccoglie la frutta per preparare la marmellata, dove si coltivano i pomodori per farne il passato e metterlo da parte per l'inverno, dove si allevano i polli e i maiali per mangiare una carne rustica, genuina, che non avrà mai il sapore del celofan da supermercato. Eppure questo luogo esiste, e io ho sempre vissuto questi momenti, che puntualmente si ripetono ogni anno, come la cosa più naturale del mondo. Solo quando sono cresciuto, e sono venuto a contatto con alcuni miei coetanei, che da sempre avevano vissuto in città, ho scoperto che ciò che per me era abituale, per molti di loro rappresentava un qualcosa di strano. Alcuni si chiedevano in che modo potessi passare i pomeriggi in campagna, lontano dalle luci dei bar, dei negozi e dei centri commerciali, altri si sbalordivano quando scoprivano che c'era ancora qualcuno che non comprava le uova al supermercato, ma le prendeva fresche direttamente dal pollaio. Non era facile evitare lo scherno, la presunta superiorità che gli amici di città sentivano di avere su quelli di campagna, e confesso che a volte mi sono persino vergognato di non condividere pienamente la loro stessa realtà, ma più tardi, con una frequentazione più assidua della città, mi sono ricreduto.

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copyright © 2011 Niccolò