"La Flagellazione di Cristo"

Di

Piero della Francesca

olio su tavola 59x81,5 - metà del 1400 -Galleria Nazionale di Urbino

La datazione della tavola della Flegellazione dipinta da Piero della Francesca, si collocherebbe intorno alla seconda metà del 1400 ed è conservata a Urbino in quella Galleria Nazionale, che fu il Palazzo del duca Federico da Montefeltro. Ancora oggi la tavola, desta curiosità ed interesse per via della quantità di ipotesi circa la sua interpretazione iconografica, che appare come un lucido enunciato della sapienza prospettica di Piero,ed è oggetto di un serrato dibattito. L'ipotesi più attendibile tra le tante proposte è che questa tavola fosse dipinta negli stessi anni in cui il pittore era impegnato nelle "Storie della croce" probabilmente durante o subito dopo il viaggio a Roma, poichè il portico corinzio rappresentato sulla sinistra sembra il frutto di uno studio diretto dell'architettura antica e di rinnovati rapporti nella capitale papale con Leon Battista Alberti. In questo piccolo capolavoro, Piero, rappresenta con straordinaria capacità di controllo geometrico dei volumi architettonici e degli spazi, un loggiato dove, a sinistra, è raffigurato un uomo seduto su di un trono, davanti al quale si svolge la flagellazione del Cristo. A destra, in primo piano, tre -misteriosi personaggi- Sicuramente siamo di fronte ad un'opera dall'enorme portata rivoluzionaria, dove sono riportati all'interno della stessa composizione,il Cristo nel momento della flagellazione ed alcuni personaggi contemporanei all'epoca dell'autore; facendo un esempio è come se avessimo di fronte un'opera in cui vengano mostrati la scena della flagellazione e contemporanemente, alcuni uomini in giacca e cravatta a noi contemporanei. Inoltre, con molta probabilità si tratta della raffigurazione di noti personaggi del tempo.


IL MISTERO DEI TRE PERSONAGGI a destra nel quadro:

Nella tavola della " Flagellazione di Cristo" , quale è il motivo per il quale l'episodio della Passione è spostato in secondo piano, mentre tre personaggi più ravvicinati sembrano discutere tra loro senza avvedersi del dramma che si svolge nel vicino atrio? E chi sono questi tre personaggi e cosa li lega alla "Flagellazione"? Gli storici dell'arte hanno variamente risposto a queste domande; in particolare l'identità dei tre dialoganti sulla destra è stata oggetto di un appassionato dibattito, ancora in corso.Sembra probabile che il quadro fosse eseguito per la corte di Urbino, poichè è citato per la prima volta, nel VXIII secolo nella sagrestia vecchia della Cattebrale urbinate. A questa labile traccia si sono aggrappati gli storici nel tentativo di collegare in un insieme coerente la metà sinistra a quella destra dell'opera. L'opinione tradizionale è infatti che il giovane ritratto frontalmente e con i piedi nudi sia Oddantonio da Montefeltro, il fratellastro del duca Federico,ch'era successo al padre Guidantonio nel 1443 quando il papa Eugenio IV gli aveva concesso il titolo di Duca di Urbino. Pare, che una notte del 1444, Oddantonio rimase vittima di un agguato mortale all'interno del Palazzo Ducale di Urbino. I due personaggi di profilo sarebbero i suoi consiglieri responsabili dell'uccisione: Manfredo del Pio e Tommaso dell'Agnello. La " Flagellazione di Cristo"alluderebbe al martirio di Oddantonio, che Federico avrebbe voluto commemorare con questo quadro. Sono state anche proposte delle varianti a questa interpretazione: anziché i consiglieri, i due personaggi accanto a Oddantonio potrebbero essere i congiurati Serafini e Ricciarelli, che secondo l'interpretazione sarebbero stati posti da Piero ai lati di Oddantonio ed identificati come i reali responsabili della politica impopolare attribuita ad Oddantonio..

Alcuni studiosi,come Gombrich o Gilbert, hanno negato che il quadro sia la metafora di un avvenimento storico, preferendo leggervi una semplice narrazione dell'episodio evangelico. Perciò hanno riconosciuto nei tre misteriosi personaggi, alcuni tra gli attori secondari della passione di Cristo: Giuda che rendei denari del tradimento ai sacerdoti del Sinedrio, oppure una discussione tra un soldato, un pagano e Giuseppe d'Arimatea L'ipotesi metaforica ha però prevalso. Secondo lo studioso inglese Kenneth Clark La Flagellazione sarebbe un'allusione alla caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi, nel 1453. Le tre figure sarebbero alcuni tra i partecipanti al concilio di Mantova del 1459 o a altro concilio in cui le potenze europee si accordarono per organizzare una crociata che doveva liberare la città (tale proposito fallì nel 1462, per la morte di papa Pio II, il maggiore promotore dell'impresa). Un'antica scritta presente,sulla tavola, in basso, nella cornice,oggi non più esistente, riportava la frase "Convenerunt unum" ed andava interpretata,a detta di critico, non solo un riferimento al Salmo II che ha come oggetto proprio la passione di Cristo, ma anche come un invito all'alleanza stipulata dalle potenze occidentali di fronte al pericolo turco. Recentemente uno storico C.Ginzburg, ha tentato di sintetizzare le precedenti interpretazioni in una nuova che, in qualche modo, tenesse conto degli elementi più probanti messi in campo dai suoi predecessori. Anch'egli è partito dall'idea che il quadro alludesse alla crociata discussa nel concilio di Mantova e, in particolare, ch'esso nascesse come una sorta di manifesto, o invito, indirizzato al duca Federico da Montefeltro che aveva avanzato dubbi sull'opportunità della spedizione militare. i tre personaggi sarebbero: quello di destra calvo e rivestito d'un manto azzurro, Giovanni Bicci, il finanziatore del dipinto; quello di sinistra, barbuto, il Bessarione, un dotto dignitario della Chiesa d'Oriente,fervente apostolo della crociata; Il giovane dai piedi scalzi sarebbe invece un intelligente allievo di Bessarione, morto di peste nel 1458: Buonoconte da Montefeltro, figlio illegittimo di Federico.Un'altra lettura proposta in passato, più conforme ad un carattere religioso dell'opera, vedeva addirittura un angelo nella figura al centro ed in quelle ai lati la chiesa latina e la chiesa ortodossa.

IL MISTERO DELLA PARTE SINISTRA del quadro:

Recentemente si è portata avanti una nuova interpretazione, che, propone una diversa identità per il personaggio di sinistra,indicandola in Tommaso Paleologo,fratello dell'imperatore bizantino Giovanni rappresentato sulla tavola nel ruolo di Pilato,seduto,con calzature rosse, simbolo imperiale. venuto in Italia nel 1460, esule dalla Morea occupata dai turchi, per chiedere aiuto ai latini. La figura col turbante,di spalle, che assiste alla scena, sarebbe il sultano turco. Un messaggio politico dunque, sarebbe alla base della composizione, lanciato da parte di Giovanni Bessarione, (delegato bizantino che aprì il Concilio di Ferrara e Firenze), tra l'altro identificato come probabile committente dell'opera. Tale messaggio di tipo politico sarebbe da inserire nel desiderio di sollecitare la riunificazione delle chiese orientali e occidentali.Il Cristo appare legato ad una colonna sormontata da una statua, che raffigura il Sole. La scena della Flagellazione in tale contesto rappresenterebbe sia la lontana Bisanzio allora assediata dai musulmani, ed in senso più ampio la cristianità intera.

Collocando l'episodio della flagellazione del Cristo forzatamente in uno spazio condiviso e dunque analogo a quello dei suoi contemporanei, l'autore pur confermando che il fatto - cioè la flagellazione - sia avvenuto in un determinato momento storico, potrebbe essere giunto contemporaneamente a negare la "storicizzazione". Negare la storicizazione non significa negare che il fatto sia avvenuto, ma significa sottolineare che quel fatto è collocabile in qualsiasi momento storico, anche in quello contemporaneo a quello dell'autore dell'opera, poichè é valido sempr4; essendo entrato a far parte del sacro, esso non ha tempo, è un fatto storico ma nello stesso è atemporale. La flagellazionee infatti, accade nella più completa indiffirenza dei tre uomini, che pur condividendo il medesimo spazio reale dove si compie il fatto, sembra non si accorgano nemmeno di quel che sta succedendo a pochi passi da loro. Quei pochi passi, in realtàà potrebbero rappresentare la distanza tra il tempo e l'atemporalità, cioè una distanza talmente enorme da non rendere possibile una comunicazione tra le entità che si trovano a condividerlo.

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