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Pur essendo fuori dai circuiti turistici internazionali, la costa dei trabocchi è l'aspetto meno noto dell'abruzzo ma assolutamente da scoprire!!!I trabocchi sono strane e complesse macchine da pesca, issate su palafitte e sorrette quasi miracolosamente da una ragnatela di cavi e assi. Sono sparsi lungo il litorale abruzzese. E pare siano stati messi lì per caso, ancorati agli scogli, sornioni e silenziosi, fedeli guardiani delle bellezze della costa. I materiali adoperati per la costruzione sono i più vari e inizialmente erano legati alle disponibilità locali: l’olmo, l’abete e l’acacia erano i legni più usati, insieme alle corde di canapa. Nonostante la varietà dei legnami e dei materiali, comunque, i trabocchi risultano molto armonici ed eleganti nel complesso gioco di fili, corde e pali che si intrecciano tra loro, rendendoli simili a “ragni colossali”, come dice il celebre poeta abruzzese Gabriele D’Annunzio. La loro origine si perde nella notte dei tempi. Nessuno, difatti, può stabilire con esattezza l’epoca in cui sono stati “poggiati” sul mare. Si può solo supporre che la loro invenzione sia stata originata dalla paura che l’uomo provava, una volta, nell’avventurarsi, per la pesca, in mare aperto. Ed era quindi più comodo e più tranquillo “pescare da fermo”, da una piattaforma stabile, collegata alla terraferma da una passerella di legno.Il primo e più antico documento che ci parla dei trabocchi della nostra zona è del 1400.

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