Van Gogh
Van Gogh e gli autoritatti
Vincent van Gogh ha
concentrato nella sua vita una esperienza artistica ed esistenziale
irripetibile, attraverso le principali correnti del suo tempo senza appartenere
in realtà a nessuna di esse, proponendo al contrario una visione tutta
personale dell'arte come "segno"della propria anima.
Una vita difficile, tra l'Olanda protestante della giovinezza, la Parigi degli
impressionisti e la Provenza del periodo più fertile della sua creatività.
Un talento in precario equilibrio tra genio e follia, coltivato a fatica e pure
capace di dar vita a capolovari densi di colore materico, autoritratti di
stordente fissità, notturni di allucinata poesia, paesaggi pieni di
luce.
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Gli autoritratti di
van Gogh sono una quarantina e segnanano dal punto di vista dello stile
l'evoluzione della sua intera produzione, passando dai toni bruni alla
tavolozza chiara.
L'insistere sulla propria immagine sembra avere nel caso di Vincent una valenza
psicologica che fa dell'esercizio della replica una ricerca di qualcosa che
sfugge.
Il contatto umano che van Gogh rifiuta cerca di stabilirlo attraverso i suoi
dipinti e maggiaormente con i suoi ritratti.
Il protagonista di tutte quelle repliche è sempre un se stesso messo a nudo,
nel bruciante desiderio di essere accettato.
Costante nei vari autoritratti sono gli occhiintensi, imploranti, che si
impongono come un punto focale del dipinto inteso come specchio dell'anima.