Wassili Kandinsky: "Primo acquerello astratto"
Wassili Kandinsky "Primo acquerello astratto" (1910); m 0,50 x 0,65.
Parigi, collezione Nina Kandinsky
Nel 1910 Kandinsky aveva quarantaquattro anni ed un bel passato come pittore figurativo. D'un tratto dimentica il "mestiere" e si mette a scarabocchiare come un bambino di tre anni a cui si siano dati carte, matite e colori.
Questo acquerello, che apre il ciclo storico dell'arte non figurativa, è intenzionalmente uno scarabocchio.
La fase dello scarabocchio è, notoriamente, la prima fase del disegno infantile. Kandinsky si è proposto di riprodurre sperimentalmente il primo contatto dell'essere umano con un mondo di cui non sa nulla, nemmeno se sia abitabile. E' soltanto qualcosa d'altro da sè: un' estensione illimitata, non ancora organizzata in spazio, gremita di cose che non hanno ancora un posto, una forma, un nome. Gli psicologi chiamano estetica questa prima esperienza della realtà: un' esperienza a cui corrisponde un tipo di comportamento. Indubbiamente il bambino percepisce, riceve sensazioni dal mondo esterno; ma la percezione non si precisa in nozione, si traduce in un insieme di moti istintivi con i quali il bambino prende ciò che lo attrae, respinge ciò che teme.
Se dispone degli strumenti necessari, trasforma quei gesti in segni, che a loro volta vengono percepiti; e poichè il mondo esiste per lui in quanto lo percepisce, facendo qualcosa che si percepisce afferma, la sua volontà di fare realtà, esistere.
Kandinsky non si propone di dimostrare che così il bambino vede il mondo e così lo rappresenta, sarebbe un assunto insensato; si propone di analizzare, nel comportamento del bambino, l'origine, le strutture primarie dell' origine estetica. Infatti tutti sanno che il comportamento estetico cessa quando il bambino, crescendo, impara a "ragionare": le prime esperienze del mondo, cioè l'esperienza estetica, viene dimenticata, trapassa nell'inconscio. Soltanto pochi individui, gli artisti, le sviluppano, le collegano a certe tecniche organizzate, ne ricavano oggetti ai quali la società annette un certo valore.
Se quella prima esperienza era sbagliata o, quanto meno, rozza e provvisoria, l'arte non avrebbe ragione di esistere; ma se era giusta, necessaria, suscettibile di sviluppi coscienti, perchè la si sopprime e la si sostituisce con un'altra esperienza, razionale o intellettuale? E' la radice del problema della ragion d'essere dell'arte nella società; e naturalmente, per Kandinsky il problema non riguarda la società in assoluto o in astratto (sa benissimo quale significato abbia avuto l'arte nella società del passato), ma la società moderna, cioè la società i cui modi di comportamento sono condizionati dal lavoro industriale. Infatti l'ipotetico bambino con cui si identifica non è affatto così "primitivo" come si crede: non soltanto dispone di certi mezzi tecnici, ma è anche in possesso della convenzione per cui un foglio di carta bianca, benchè sia un oggetto dotato di larghezza, lunghezza, spessore e colore, viene assunto come la dimensione della virtualità assoluta, dove nulla è e tutto può essere. Non si tratta di inventare segni per esprimere le sensazioni che si ricevono dalla realtà esterna. Per uno sperimentatore rigoroso gli strumenti di cui si serve per sperimentare sono anch'essi soggetti alla sperimentazione: infatti essi non fanno che prolungare e rendere piùà chiaro il gesto del braccio e della mano che li manovra.
Per Kandinsky, sperimentatore rigoroso, il punto e lalinea sono quello che si può fare con una punbta dura e tracciante; la macchia colorata è quello che si può fare con un pennello intriso di materia colorante più o meno diluito; la carta è, per convenzione, un'estensione illimitata che viene interrotta qua e là dai segni e che diventa così, anch'essa, segno significante.
In questo dipinto osserviamo almeno due tipi di macchie colorate: velature espqanse e tgrasparenti che introducono nella superficie bianca della carta un senso di profondità fluttuante be vagamente stratificata; macchie più ristrette e di colore più intenso, come sostanze che si fossero aggregate e galleggiassero alla superficie di quello spazio fluido. Nelle macchie più scure predominano delle tinte, il rosso e il lu: sono evidentemente in rapporto tra loro perchè sono sempre accostate. Il rosso è una tinta calda ha tendenza ad espandersi; il blu, tinta fredda a contrarsi. Kandinsky non applica la legge dei contrasti simultanei ma la verifica: si serve dei due colori come di due forze manovrabili che possono sommarsi o sottrarsi. Ci sono poi i segni lineari, filiformi: sono indicazioni di posasibili moti, tracciati che suggeriscono la direzioni e il ritmo delle macchie vaganti nelloa carta. Mettono in moto tutto lo scarabocchio: sono essi che dqanno alle macchie colorate qualità di forze e non di forme, e al moto un ritmo.
E' stato Kandinsky a sostituire la nozione di campo a quella di spazio: campo è precisamente un'estensione, una porzione di infinito determinata dalla interazione di forze agenti simultaneamente ed il suo insieme forma un sistema dinamico. Se poi riutillizzando in senso nuovom la vecchia parola chiamiamo spazio un estensione organizzata a sistema possiamo affermare che egli è stato il primo a isolare e produrre artificialmente non una rappresentazione ma un frammento reale di spazio. E' questo il significato che ha estratto dalla ripetizione sperimentale e verificato dallo scarabocchio infantile. Questa esperienza è la prima di una lunga ricerca ; nelle opere successive, le famose " Improvisations" l'immagine si farà sempre più complessa, i ritmi motori sempre più controllati; l'interesse per lo scarabocchio infantile finirà per scomparire del tutto.
Benedetta Bonfigli