UFarte

Secondo alcuni ufologi, la testimonianza principale del possibile passaggio di UFO in passato sull'Italia non verrebbe dalla scienza, bensì dall'arte del XIV-XVI secolo.
Infatti, molti dipinti lasciano interdetti gli studiosi di ufologia, dato che sembrerebbero raffigurare corpi volanti le cui caratteristiche ricordano da vicino quelli descritti dai contattisti. Una delle principali rappresentazioni in cui gli ufologi attestano la presenza di un oggetto volante non identificato è il la "Madonna con Bambino e San Giovannino" esposta nella "Sala di Ercole" di Palazzo Vecchio a Firenze. Questo dipinto viene spesso attribuito genericamente a Filippino Lippi in diversi testi e siti ufologici. Secondo gli storici dell'arte l'attribuzione è invece incerta, alcuni propendono per il cosiddetto "Maestro del Tondo Miller", altri invece, indicano Sebastiano Mainardi o Jacopo del Sellaio.
Da molti è definita la "Madonna dell'UFO" o "Madonna del disco volante". Difatti, da molti anni è al centro di un dibattito creatosi tra ufologi e studiosi d'arte.
Sullo sfondo, in alto a destra, dietro le spalle di Maria, è visibile secondo gli ufologi la presenza di un incontro ravvicinato con un UFO. La scena dell'oggetto è in sottofondo e piccola, con particolari che all'inizio possono sfuggire. Ma, ingrandendo l'area deputata, si nota un pastore che ha una mano sulla fronte e sta guardando con aria di stupore in cielo verso l'oggetto.
Insieme a lui, vi è un cane, che pare abbaiare all'oggetto stesso. Una delle interpretazioni ufologiche più accreditate identifica nella figura "la presenza di un oggetto aereo, color grigio piombo, inclinato sulla sinistra e dotato di una cupola, apparentemente identificabile come un mezzo volante di forma ovoidale". Secondo gli storici dell'arte invece quell'oggetto, che ancora mostra parte dell'originale doratura, non sarebbe altro che la "nube luminosa" descritta nell'apocrifo Protovangelo di Giacomo, che avrebbe illuminato la scena della Natività. Molti altri dipinti dell'epoca raffigurano la stessa scena, con il pastore che si copre gli occhi con la mano guardando verso il cielo dove compare la nube dalla quale spesso sbuca l'angelo che annuncia loro la nascita di Gesù.
La nube più simile a questa (senza angelo) compare nella Natività di Lorenzo Monaco conservata al Metropolitan Museum di New York.



In un articolo di Daniele Bedini, pubblicato in Notiziario UFO - n. 7 (Luglio - Agosto 1996) si legge: «si rileva chiaramente la presenza di un oggetto aereo, color grigio piombo, inclinato sulla sinistra e dotato di una "cupola" o "torretta", apparentemente identificabile come un mezzo volante di forma ovoidale in movimento.» Ma questa non è la sola particolarità del dipinto, in alto a sinistra del nostro dipinto vediamo infatti la Stella della Natività,simile ad un piccolo sole, accompagnata da altre tre piccole stelle o fiammelle.Un particolare molto simile è presente anche nella Madonna del Libro (1480) di Sandro Botticelli.



La prima foto a sinistra mostra le Stella della Natività nel dipinto del tondo miller;nelle ultime due,invece, vi è la rappresentazione della Madonna del Libro di Sandro Botticelli in cui si può notare come la disposizione della medesima stella, in questo caso disposta sulla veste della Vergine, sia molto simile. Questi particolari, "tre stelle" e "nube luminosa" ci fanno capire che questo dipinto si rifà ad un modo austero e rigoroso di intendere non solo i soggetti sacri ma tutta la vita cittadina che era stato predicato da Fra Girolamo Savonarola, proprio nella Firenze della fine del XV secolo. Dopo la cacciata dei Medici a Firenze venne instaurata la Repubblica, che Savonarola orientò in modo teocratico, esercitando una ferrea sorveglianza (oggi potremmo fare un paragone riferendoci ai fondamentalisti islamici della Repubblica iraniana di Khomeini) ed arrivando perfino ai pubblici "roghi delle vanità" del 1496-97, quando vennero raccolti e bruciati in piazza carte da gioco, dadi, acconciature, ornamenti, libri considerati osceni, fino ai quadri e agli oggetti preziosi. La predicazione di Savonarola influenzò moltissimo le opere d'arte di quel periodo, e diversi artisti, come ad esempio Sandro Botticelli, arrivarono a rinnegare le commistioni cristiano-pagane di tante opere precedenti ispirate ai concetti del neoplatonismo, per dipingere soggetti mistici in uno stile più "puro", ma anche più rigido, arcaico e didascalico. La simbologia religiosa presente in questa Madonna si rifà quindi a una iconografia più antica, che nella Firenze dell'umanesimo e del neoplatonismo si era perduta. Le tre stelle ad esempio sono visibili in dipinti del secolo precedente, ma soprattutto nelle icone bizantine della Madonna. Si trovano raffigurate spesso nel velo (sulle spalle e sulla fronte); altre volte vengono sostituite da tre raggi, ma in tutti i casi sono un simbolo della triplice verginità della Madonna, prima, durante e dopo il parto. Le tre stelle, col medesimo significato, si ritrovano anche nello stemma dell'ordine degli Oratoriani di San Filippo Neri (Filippini), particolarmente devoti alla Madonna. Torniamo al particolare precedente, quello interpretato come ufologico. In moltissime altre "Natività" del '400 e del '500 troviamo una scena simile. Si tratta dell'annuncio ai pastori, narrato nel vangelo di Luca: «C`erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l`angelo disse loro: Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore...» Una rappresentazione della scena dell'annuncio dei pastori, predicata da Luca, la troviamo nella "Natività" di Vincenzo Foppa conservata Detroit Institute of Arts.



L'angelo esce da una nube scura al cui interno brillano raggi dorati, e, proprio come nel dipinto di Palazzo Vecchio, viene osservato da un pastore che tiene la mano sulla fronte e da un altro seduto vicino al gregge.
Per gli ufologi sembra impossibile accostare "l'ufo sacro" con altre rappresentazioni perchè effettivamente nel caso del tondo miller la forma ovoidale è meno particolareggiata e più ambigua rispetto agli esempi qui citati e priva,inoltre, dell'angelo.
Ma, mettendo ben a fuoco la figura si può notare come quella sagoma ha tutta l'aria di assomigliare ad una nube da cui partono raggi luminosi (dorati) ancora ben visibili intorno alla figura, però con un occhio più attento sono visibili delle ombre che si sovrappongono ai fasci luminosi nella parte superiore leggermente a destra e, di conseguenza, quello che gli studiosi ufologi identificano come una "torretta" di una supertecnologica navicella spaziale, riconduce, più che altro, ad un'antica presenza del nostro angelo alieno. Attraverso un'altra analisi si è constatato che la parte buia della nube si sia formata successivamente alla composizione dell'opera, in quanto in precedenza essa era completamente ricoperta di un rivestimento in foglia d'oro zecchino (ora visibile solo nei bordi) e scomparso a causa di uno stato di conservazione poco adeguato o dovuto ad un semplice danneggiamento.
Leggendo attentamente il vangelo di Luca,citato precedentemente, non vengono citate nessun tipo di nubi luminose, bensi solo di un angelo avvolto dalla luce. Ma anche a questo c'è una spiegazione.
Nell'arte sacra rinascimentale non venivano rappresentate solo scene tratte dai quattro vangeli canonici. Molto spesso si ricorreva o ad una interpretazione personale oppure a testi devozionali più recenti, pieni di personaggi e vicende di gusto più popolare e narrativo.
Le tante scene che raffigurano la Presentazione di Maria al Tempio o lo Sposalizio della Vergine (dipinti da Giotto), l'incontro tra Gesù e San Giovanni Battista durante la fuga in Egitto (dipinto da Leonardo nella Vergine delle Rocce) derivano da racconti estranei ai vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni.
I pittori e i loro committenti, che sceglievano i soggetti, molto spesso mescolavano racconti tratti da testi diversi, come ad esempio la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, la "Meditatione Vitae Christi" di Giovanni De Cauli, o i molti vangeli apocrifi.
La stessa presenza del bue e dell'asino, che pure vediamo in quasi tutte le natività, non è narrata dai vangeli canonici ma dall'apocrifo Pseudo-Matteo, uno dei testi più diffusi e utilizzati come fonte di soggetti dagli artisti di quell'epoca. Quel vangelo però a sua volta derivava dal Protovangelo di Giacomo, conosciuto solo in lingua greca fino alla traduzione latina di Guillaume Postel della metà del sec. XVI. Ai racconti contenuti in questi testi Giotto si ispirò per le storie dell'infanzia di Maria della Cappella degli Scrovegni. Proprio nel Protovangelo di Giacomo troviamo una descrizione della natività in cui non compaiono angeli ma una "nube luminosa", come in molti altri brani biblici: [19, 2] Si fermarono nel luogo dov'era la grotta, ed ecco una nuvola luminosa adombrava la grotta. E la levatrice esclamò: 'Oggi è stata magnificata la mia anima, perché i miei occhi hanno visto un prodigio meraviglioso: che è nata la salvezza per Israele'. E subito la nuvola si dissipò dalla grotta e apparve una grande luce nella grotta, tanto che i nostri occhi non la potevano sopportare... (I Vangeli Apocrifi, a cura di Marcello Craveri, Torino, 1969, p.21) A differenza del vangelo di Luca in cui leggiamo che «la Gloria del Signore li avvolse di luce», in questo brano il narratore aggiunge che «gli occhi non potevano sopportare» quella gran luce. E in tanti dipinti vediamo che, seguendo alla lettera il testo, l'artista ha dipinto il pastore che si protegge gli occhi con la mano. Nello stesso Protovangelo troviamo la descrizione della Stella, ma soprattutto, a differenza dei vangeli canonici, si dice che anche il piccolo Giovanni Battista dovette fuggire da Erode: [22, 1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in giù". [2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi. [3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: "Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio". Subito il monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli. Ecco che in questo brano del protovangelo di Giacomo la "luce" viene identificata con un angelo custode, senza che questo appaia come un personaggio vero e proprio. Un altro esempio simile al tondo di Palazzo Vecchio è la "Natività" di Lorenzo Monaco del 1409 conservato al Metropolitan Museum di New York.
Al di sopra della Vergine compare una nube circondata da raggi dorati molto simile a quella del tondo miller, mentre l'Angelo, sbucando da un'altra nube luminosa, da l'annuncio ai pastori.



Marco Bussagli, titolare della cattedra di Anatomia Artistica dell'Accademia delle Belle Arti di Roma, è autore di diversi libri sull'iconografia degli Angeli. In particolare in Storia degli Angeli (Rusconi, 1991) cita lo pseudo-Dionigi che afferma «la sacra scrittura li rappresenta anche sotto forma di nubi, indicando con questo che le sacre intelligenze sono riempite in modo sovramondano di una luce nascosta e accolgono semplicemente la prima luce alla sua prima emanazione...». Lo stesso Bussagli nel catalogo della mostra Le Ali di Dio scrive «Nel complesso il Medioevo si rivelò come un periodo centrale per lo sviluppo dell’iconografia angelica, le cui soluzioni furono successivamente reinterpretate in senso decisamente naturalistico dalle successive culture rinascimentale e barocca. E’, il caso degli “Angeli nuvola” che vennero più avanti riproposti come figure alate sorrette da soffici cuscini di vapore.»
Possiamo così ricondurre anche il tondo con la Madonna con Bambino e San Giovannino alla tradizione iconografica dell'epoca, quella della fine del '400 a Firenze. Il particolare arcaico delle tre stelle, simbolo della triplice verginità di Maria, e la raffigurazione non antropomorfa ma simbolica dell'Angelo come "nube luminosa" possono far pensare ad una adesione dell'autore alle tesi di Gerolamo Savonarola, il frate domenicano che predicava un ritorno alla tradizione e ad una maggiore purezza nell'arte e nella vita cittadina. Nella scheda del Museo di Palazzo Vecchio dedicata al dipinto si dice che vi sono evidenti somiglianze con opere di Lorenzo di Credi. Proprio questo artista era uno dei più devoti seguaci di Savonarola, tanto che arrivò a bruciare tutti i propri disegni di nudo e a diventare frate egli stesso.

Per concludere questo nostro viaggio nello "spazio" dell'UFarte possiamo affermare che nel dipinto "La Madonna col Bambino e il San Giovannino" da attribuire probabilmente a Sebastiano Mainardi, artista della cerchia del "Ghirlandaio", non sembra esserci nessun tipo di "unidentified flying object" o quant'altro di marziano, ma una tradizionale manifestazione del divino, che come abbiamo visto è presente in un gran numero di altre opere antecedente e successive al dipinto di Palazzo Vecchio. Penso, inoltre, che se l'artista avesse mai avvistato un UFO avrebbe dedicato un'intera opera all'oggetto alieno e non mischiandolo con il tema religioso in quanto sarebbe stato un sacrilegio per tutto l'organo cristiano. La Chiesa di Roma, infatti, era molto severa sul concetto dell'unicità dell'essere umano ed un'eventuale rappresentazione di un qualcosa che non appartenesse a questo mondo o per lo meno all'interno della sfera cattolica avrebbe sicuramente sconvolto tutti i precetti che fino al quel momento l'istituzione religiosa si era impegnata a promulgare fra la gente. Di conseguenza se nel dipinto ci fosse stato mai un UFO sicuramente non ci sarebbe mai pervenuto in quanto la Chiesa non lo avrebbe concesso. Essa, inoltre, avrebbe fatto bruciare l'opera (com'era consuetudine fare con tutte le opere profane) e avrebbe condannato il pittore in quanto ritenuto blasfemo. Possiamo concludere la nostra analisi attraverso tre punti riassuntivi: le tre piccole stelle, che in questo dipinto accompagnano quella più grande della Natività, venivano spesso usate per simboleggiare la triplice verginità di Maria; il pastore che guarda l'apparizione in cielo proteggendosi gli occhi con la mano è simile a moltissimi altri esempi tratti da altri dipinti; la nube luminosa deriva dal racconto della Natività nell'apocrifo Protovangelo di Giacomo.