EGON SCHIELE

"Tra Eros e Thanatos"

Opere sull'amore

Il tema della corporeità della figura fu tra quelli dominanti nell'opera del pittore espressionista austriaco Egon Schiele. Nei suoi primi lavori egli lo propose in numerose raffigurazioni della nudità e della sensualità incentrate su un solo personaggio. In esse la sessualità è assoluto tormento. Sembra quasi che vi risuoni l'eco delle parole del giovane Torless, il personaggio dell'omonimo romanzo di Robert Musil: "Quando immaginava il corpo libero dai vestiti ai suoi occhi apparivano immediatamente movimenti contorti, irrequieti, una torsione delle membra e una deformazione della spina dorsale, quali si potevano vedere nelle raffigurazioni dei martirii, e nei grotteschi spettacoli degli artisti da fiera". Per Schiele l'eros sembra essere una sofferenza (thanatos), un ambiguo regno di rimorso. Le sue parole, in proposito, furono molto drammatiche. Egli dice: "Credo che l'uomo debba soffrire la tortura sessuale finchè è capace di sentimenti sessuali". Tuttavia, nell'ultimo periodo della sua breve ma ,allo stesso tempo, intensa stagione creativa l'artista riprende il tema del corpo vincendo la tentazione della solitudine. In una serie di opere successive, in cui anche dal punto di vista tecnico si esprime una crescente maturità, i corpi appaiono in coppia, alla ricerca di una difficile e molto probabilmente impossibile serenità.

Egon Schiele, Lottatore (autoritratto), 1913. Vienna, Graphische Sammlung Albertina.

Nel 1915 Schiele disegna con il carboncino e colora nervosamente con vernici soprattutto rosse un'opera che intitola "Atto d'amore". I due personaggi sembrano quasi sorpresi dall'occhio dell'artista e da quello dello spettatore. Tesi nello sforzo di superare la propria invincibile solitudine, si fermano e osservano fuori dal quadro. I loro sguardi non sono però rivolti nella stessa direzione: quello della donna guarda lo spettatore, quello dell'uomo vaga verso il basso e assume un'espressione fissa, pensosa. Che l'unione tra i due sia carica di dubbi è indicato dall'essere completamente vestito l'uno e parzialmente svestita l'altra. Le mani di entrambi, tese, ossute,colorate, sono, per l'artista Schiele, una vera e propria firma, perchè ricorrono, con gli stessi tratti, in tutta la sua produzione e denunciano, anche nelle opere apparentemente meno drammatiche una tensione impossibile da sopprimere.

Egon Schiele, Atto d'amore, 1915. Vienna, Graphische Sammlung Albertina.

Nell'opera "Gli Amanti" del 1917, il tema dell'amplesso ritorna, proponendo in una nuova luce la realtà del sentimento e il bisogno di pace del corpo. Non si notano nessuna tensione irrisolta e nessun tratto deformato. E' piuttosto il contorno tormentato del lenzuolo a tradire l'agitarsi dei corpi e il loro cercarsi affannoso. Il fondo giallo, a vive pennellate disordinate, evoca il richiamo dell'angoscia, della solitudine e del dubbio: tutti sentimenti ai quali la coppia avvinta oppone un movimento di raccoglimento. In realtà non si tratta di un vero e proprio atto sessuale, ma del tentativo, forse impossibile ma di certo necessario e impellente, di darsi pace l'un l'altro. In questo dipinto possiamo apprezzare una delle caratteristiche dell'arte di Schiele che lo differenzia da altri artisti espressionisti e lo pone in un rapporto di continuità con il suo grande e celebre maestro Gustav Klimt. Il tratto, infatti, non viene reso superfluo dal linguaggio del colore e appare anzi ben delineato e dotato di una propria espressività. Non serve a dare ordine alla composizione o a imporle una rigidezza geometrica, ma partecipa, con una funzione ben distinta e riconoscibile, al dramma pscicologico che si vuole rappresentare.

Egon Schiele, Gli amanti, 1917.Vienna, Osterreichische Galerie.

Osserviamo adesso il dipinto, purtroppo incompiuto, al quale Schiele stava lavorando nel 1918, alla vigilia della sua morte. Il titolo dell'opera è "La Famiglia". Anche qui, nonostante il titolo, non assistiamo alla serena felicità dei personaggi. I volti sono quelli del pittore e della moglie, ma l'intento non è realistico, quanto simbolico. Sui corpi, mostrati ancora una volta nella loro nudità, pesa un destino diverso che li separa di nuovo l'uno dall'altro. La donna circonda il bambino, che è l'unica figura innocente e per questo vestita, e l'uomo circonda la donna, atteggiamento per cui si rende necessario forzare le proporzioni della sua figura, infatti si può notare benissimo l'estensione innaturale del braccio sinistro. Eppure un pensiero incomunicabile domina ciascuno dei personaggi, e i loro sguardi, persi in direzioni diverse, lo indicano con una chiarezza disarmante. La vigilanza ansiosa dell'uomo, il rassegnato legame della donna con la terra, la curiosità naturale e innocente del bambino sembrano indicare in tutti un'attesa che non è però condivisa. I corpi, soprattutto quello dell'uomo sono come sempre segnati dal disordine di macchie di colore che sembrano affiorare alla superficie della pelle il segreto della vita della carne, gli umori che si vorrebbe tenere nascosti. La stanza è buia, non si intuisce nè una finestra, nè un'altra apertura che potrebbe illuminarla. Forse tutto ciò può trasmettere il senso di un triste presagio, infatti di lì a pochi mesi Edith Harms, moglie di Schiele dal 1915, morirà di febbre spagnola al sesto mese di gravidanza e il marito la seguirà, colpito dalla stessa malattia, dopo solo tre giorni.

Egon Schiele, La famiglia, 1918.Vienna.

Notizie sull'autore: Egon Schiele (Tulln, Austria, 1890 - Vienna, 1918) è uno dei più tipici espressionisti europei. Partito dal decorativismo di Klimt, piega successivamente la linea trsformandola nel mezzo più efficace per rappresentare il suo "io" perennemente e altamente tormentato, in una visione del mondo in cui tutto è destinato alla decadenza, in cui tutto "è morto", come lui stesso afferma. Non dobbiamo credere che il colore sia soltanto un riempimento aggiuntivo di una superficie delineata dal disegno, ma i colori che l'artista stende, vivaci o smorti, acquistano valore drammatico nel loro contrapporsi. Egon Schiele è uno dei pittori più interessanti e ispirati del Novecento; forse la brevità della sua vita (è morto a soli ventotto anni) non ha consentito che gli fosse riconosciuto subito il suo effettivo valore, che oggi, però, si è finalmente affermato.

Creato da Clarissa Meucci