...nell' arte e nella politica romantica

Nel romanticismo l'uomo veniva considerato come essere in continuo cambiamente; al contrario della visione illuminista in cui l'uomo era sempre razionale e dotato di dignità, indipendentemente dal contesto storico. Sviluppa, perciò, una forte critica all' uso del lume della ragione, rivalorizzando la religiosità e il Medioevo. Anche la concezione della storia cambia: non ci si basava più sulle capacità e sulla ragione degli uomini, per costruire e guidare la storia. Le vicende della Rivoluzione francese e il periodo napoleonico, per i romantici, erano la dimostrazione che i nobili fini proposti dagli uomini, s’infrangono dinanzi alla realtà storica: è Dio che agisce nella storia; la Provvidenza divina che persegue i fini al di là delle volontà degli uomini che si propongono con la ragione, ma nonostante tutto diretta al bene degli uomini.

I romantici condividevano a pieno i principi rivluzionari per le guerre di indipendeza; una delle opere più simboliche, è la grande tela de La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix, ispirata alla rivoluzione del 1830 in Francia. Viene considerata il primo quadro politico nella storia della pittura moderna: quel che si legge è un'esaltazione della determinazione con cui i rivoltosi avanzano, incuranti dei rischi. Sceglie infatti di ispirarsi ad un momento cruciale dell'insurrezione: quando i parigini di ogni età e di ogni condizione sociale travolgono le truppe. L'idea è quella di esprimere la comunanza di ideali che supera ogni discriminazione sociale. L'opera risulta molto verosimile sul piano storico, ma acquista anche un significato allegorico, dando rilievo alla figura femminile che rappresenta la Francia; una donna seminuda, che sta al di sopra di tutti, ad indicare la sua libertà anche dalle convenzioni e dai vincoli di ogni genere, con in testa un berretto frigio, simbolo della Grande Rivoluzione, la bandiera in una mano e il fucile nell'altra.

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