TAMARA DE LEMPICKA

La belle rafaela

La belle Rafaela


1927
Olio su tela; 64 x 91 cm
Collezione privata
Il dipinto, esposto al Salon d'Automne del 1927, è una delle tre varianti dello stesso soggetto: Raphaëla, una prostituta incontrata al Bois de Boulogne, che per un anno fu la modella preferita della pittrice. Rispetto ai nudi precedenti, impostati secondo ardite deformazioni, le forme anatomiche si addolciscono e si arricchiscono di un erotismo che viene però attenuato dalla cromia dei toni complementari, interrotta solo dall'inserto delle labbra scarlatte.Il legame più stretto è ancora una volta con un'opera di Ingres, La dormiente di Napoli, da cui la Lempicka riprende la posizione e il gesto della donna. Marmori (1977) ne sottolinea la scoperta sensualità, la riduzione della figura a pura "carnalità" che rende l'immagine tangibile e rivela lo sguardo penetrante di chi l'ha scrutata.

Autoritratto


1929
Olio su tavola; 35 x 26 cm
Collezione privata
Il quadro, che è stato esposto in numerose occasioni, ha una cornice in legno argentato scolpita da Léon Jallot.È forse l'opera più famosa della Lempicka, diventata poi immagine simbolo di un'epoca, emblema della donna indipendente che si afferma. La pittrice si ritrae in caschetto e guanti di daino al volante di un'auto sportiva Bugatti verde. Il quadro nacque dall'incontro casuale tra l'artista e la direttrice della rivista tedesca di moda "Die Dame": questa, dopo aver visto la Lempicka alla guida della sua Renault gialla, le chiese di dipingere un autoritratto in automobile per la copertina della rivista. Al di là dell'attendibilità del racconto, che la pittrice data al 1927-1928, questo e i molti altri episodi narrati nella sua biografia forniscono utili informazioni per comprendere il personaggio Lempicka, il suo ruolo, le sue scelte, la sua totale adesione a un certo modello di vita caratteristico degli anni Venti-Trenta.
Autoritratto
Adamo e Eva

Adamo e Eva


1932
Olio su tavola; 116 x 73 cm
Collezione privata
L'opera fu esposta per la prima volta al Salon des Indépendants del 1932. L'anno seguente fu presentata alla mostra Femmes artistes moderne. Il dipinto appare come il punto di arrivo di una produzione particolarmente studiata cha va collocata nel 1931-1932, periodo in cui la Lempicka produce gli unici due quadri con l'immagine di coppie. Quello di Adamo è peraltro l'unico nudo maschile che abbia dipinto. Per la figura di Eva, la critica ha fatto stringenti parallelismi con la Venere anadiomene di Ingres (1848) conservata a Chantilly. Ai possenti muscoli di Adamo si contrappone, quasi fosse un unico corpo con due lati, il corpo liscio e morbido di Eva.Il quadro ha raggiunto in un'asta nel marzo 1994 il prezzo record di due milioni di dollari

Ragazza in verde


1932
Olio su compensato; 61,5 x 45,5 cm
Il dipinto fu esposto per la prima volta al Salon des Indépendants del 1932, insieme al dipinto Adamo ed Eva, e probabilmente fu realizzato in quel periodo. Fu acquistato nello stesso anno dal governo francese e sistemato al Musée du Jeu de Paume.La seducente fanciulla ci appare fasciata da uno svolazzante abito verde che, più che coprire, mette in risalto i seni, i fianchi e il ventre. Le mani coperte da guanti, bianchi come il cappello a larga falda, e i rigidi boccoli biondi ripropongono un modello femminile diffuso dalla moda dell'epoca.L'immagine femminile risulta così uno strano connubio di erotismo artificiale e seduzione velata, di umano e meccanico, che l'ha fatta paragonare a un manichino disumanizzato, risposta degli anni Venti alla macchina umana di Léger.
Ragazza in verde
Tamara de Lempicka negli anni 30


La biografia dell'artista Tamara Gorska - in arte de Lempicka, dal cognome del marito Lempicki - risulta piuttosto scarsa, poiché essa ha fatto di tutto per creare un velo di mistero intorno a lei. Tamara de Lempicka, il vero nome Tamara Rosalia Gurwik- Górska, nata a Varsavia il 16 maggio 1898(data non sicura), è stata una pittrice polacca appartenente alla corrente dell'Art Déco (il nome deriva per estrema sintesi dalla dizione “Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes”; alcuni storici considerano l'Art Déco come una forma popolare e alternativa del Modernismo o del Movimento Moderno in architettura, l’esempio più significativo è il Chrysler Building di New York). Figlia di Malvina Decler, una polacca di origine francese, e di Boris Gurwik- Górski, avvocato di Varsavia. A seguito della prematura scomparsa del padre, dovuta al divorzio secondo le dichiarazioni dell'artista, o a un suicidio secondo altre ipotesi, Tamara visse con sua madre e i suoi due fratelli, sostenuta economicamente dai nonni materni, e vezzeggiata dalla nonna Clementine. Proprio per accompagnare la nonna compì il suo primo viaggio in Europa dove imparò alcuni rudimenti di pittura. Le sue prime lezioni le furono impartite da Maurice Denis(il quale curò con attenzione la formazione della pittrice) e Andrè Lhote(che ha lasciato un impronta nello stile della Lempicka, ovvero il gusto della scomposizione dei volumi), grazie ad essi affinò il suo stile personale fortemente influenzato dall’Art Decò, ma al contempo assai originale. Nel 1922 espone al Salon d'Automne, la sua prima mostra in assoluto. In breve tempo diviene famosa come ritrattista col nome di Tamara de Lempicka, il cognome venne da lei ripreso dal primo marito Lempicki, che conobbe a San Pietroburgo dove si era trasferita dopo la morte della nonna. Durante la rivoluzione russa, suo marito venne arrestato dai bolscevichi, ma venne liberato grazie agli sforzi della moglie. Considerata la situazione politica in Russia, i Lempicki decisero di trasferirsi a Parigi, dove nacque la figlia Kizette. Il suo talento precoce la rese, da quel momento, protagonista stravagante della mondanità europea; i suoi pennelli ritrassero molti personaggi noti dell'epoca. A Milano conobbe il conte Emanuele Castelbarco, proprietario della galleria d’arte Bottega di poesia, che le organizzò la sua prima mostra personale. Durante la sua permanenza in Italia conobbe Gabriele D’Annunzio. Pittrice cosmopolita e icona dell’Art Déco, Tamara de Lempicka creò immagini che sono diventate il simbolo di un’epoca, “i folli” anni Venti e Trenta di cui diventò la più brillante interprete, introducendo nei suoi dipinti i simboli della modernità e rappresentando la donna emancipata, libera, indipendente e trasgressiva. Tamara coltivò il suo talento artistico, ma anche costruì con cura la propria immagine di donna elegante e sofisticata, divenendo presto la protagonista di quel tempo. Nel 1928 divorziò dal marito. Tamara conobbe il barone Raoul Kuffner, un grande collezionista delle sue opere, con cui iniziò una relazione sentimentale. In seguito a una profonda crisi esistenziale, l’artista cominciò a dipingere soggetti di contenuto pietistico e umanitario e iniziò di pari passo a sostenere eventi benefici senza mai allontanarsi dal lavoro. . All'inizio della seconda guerra mondiale Tamara ed il marito si trasferirono a Beverly Hills in California,dove la pittrice poté continuare la sua attività artistica. Dopo la morte per infarto di Kuffner nel 1962, Tamara affrontò una crisi depressiva e si trasferì a Houston in Texas, dove sviluppò una nuova tecnica pittorica consistente nell'utilizzo della spatola invece del pennello, avvicinandosi all'arte astratta. Le sue nuove opere, vengono accolte freddamente dalla critica, tanto che la pittrice giurò di non esporre più i suoi lavori in pubblico, ma una grande mostra antologica, organizzata presso la Galerie du Luxembourg (1972), riportò al successo l’anziana pittrice. Nel 1977 si rifugiò in Messico a Cuevernaca in una bellissima villa in compagnia di un giovane amico e scultore gay Victor Contreras. Nello stesso anno veniva definita dal Times di New York “La dea dagli occhi di acciaio nell’era dell’automobile. Nelle numerose interviste disse sempre che era stata una delle poche donne a dipingere in maniera chiara ed era il segreto del suo successo, e di questo se ne accorgeva in quanto le gallerie cominciarono a riservargli spazi migliori. Tamara de Lempicka morì nella sua casa a Cuernavaca, il 18 marzo 1980, stroncata da difficoltà respiratorie: avrebbe dovuto dormire con la maschera dell’ossigeno, ma la trovarono senza. E secondo le sue volontà testamentarie, le sue ceneri vennero sparse, dalla figlia, nel cratere del vulcano Popocatépetl, che lei vedeva all'orizzonte dal suo giardino. Tamara è il simbolo di quella emancipazione femminile di quale fu interprete ed icona, infatti essa ebbe molti rapporti sia eterosessuali che omosessuali,molti dei ritratti che lei fece erano dedicati ai e alle sue amanti(Ritratto madame M. , Ritratto duchessa De la Salle, Principe Eristoff). Da questa bisessualità fu sempre attratto Gabriele D’annunzio, che più volte le mandò lettere per convincerla ad andare al Vittoriale perché gli dipingesse un ritratto, anche se dai diari della domestica del poeta risulta che l’epistolario sia stato iniziato da lei. L’ artista, già affermata in Europa,abbisognava ancora di pubblicità, specie in Italia dove faticava ad affermarsi.La pittrice riteneva che D’Annunzio poteva essere il suo vate ed aiutarla a farsi conoscere ed apprezzare nel mondo intellettuale italiano. l’intenzione del poeta era quella di aggiungere la pittrice alla lunga fila delle sue amanti. Si sa che Tamara fu ospite al Vittoriale almeno due volte;del primo soggiorno non si sa nulla, e s’immagina sia stato brevissimo. Del secondo se ne conoscono dettagli dai diari della cameriera. Secondo le sue parole la “Polacca” avrebbe liberato lei e le altre signorine dalle troppo attenzioni del poeta. La pittrice non si cedette mai al vate, ma anzi più volte confermò che il poeta si vestiva come un soldato nano, affetto da pestifera alitosi e probabilmente da un ingravescente sifilide. La situazione si aggravò quando Tamara osò ipotizzare che lui aveva timore del prezzo del dipinto che lei doveva fargli. Il comandante si irritò e dato che al Vittoriale era malvista da tutti, decise di allontanarsi, qualche giorno dopo D’annunzio le invio una poesia dedicata a lei. Infine lui gli regalò un anello con topazio che lei portò per tutta la vita; per farsi perdonare dato che la lettera non aveva avuto successo. Tamara è una diva: incarna la donna moderna che si circonda di nuovi status simbol. Possiede la bellezza e la sensualità della donna carsimatica ad ogni età. E tutto questo si può leggere nel suo volto e sulle sue tele. Alla morte il suo culto raggiunse punte di puro fanatismo. A suon di milioni di dollari. Da anni vorrebbe interpretarla sugli schermi, ma la figlia della pittrice lo vieta severamente.
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La vita

Le opere