Tiziano, Maestro del colore

"Nessun altro grande artista si appropriò di tanto
facendo così poche concessioni,
nessun altro grande artista fu tanto flessibile
pur restando completamente se stesso."
(da Problems in Titian, Erwin Panofsky)

« [...] digiuno di qualunque nozione elementare del disegno, essendo ancora fanciullo, sul muro della casa paterna effigiò l'immagine di Nostra Donna (la Madonna), valendosi per
colorirla del succo spremuto dalle erbe e dai fiori: e tale fu lo stupore, che destò quella primizia del suo genio pittorico, che il padre stabilì di mandarlo col figlio maggiore Francesco a;
Venezia presso il fratello Antonio, affinché apprendesse le lettere e il disegno »



San Marco in trono

L' opera risale al 1510-11, è conservata nella basilica di Santa Maria della Salute a Venezia e probabilmente si tratta di un ex-voto per la fine della pestilenza del 1510, quella in cui morì anche Giorgione. I protagonisti sono: San Marco protettore di Venezia, che si erge statuario su di un alto trono, con il vangelo poggiato sul ginocchio, una serie di santi, come Cosma e Damiano, legati alla protezione delle epidemie e San Sebastiano e San Rocco, due medici. Nel San Rocco, patrono degli appestati, si ipotizza che sia individuabile un possibile autoritratto giovanile dell'artista. Si tratta di un dipinto di grande monumentalità, dove i colori sono limpidi e squillanti e le tinte sono pure e brillanti.

 



Amor Sacro e Amor Profano

I primi successi si ebbero con l'uso teatrale del colore e dopo esser divenuto pittore ufficiale della Serenissima, si avvicinò ad alcuni circoli umanistici.

Questo dipinto celebra l'amore affermando sempre di più un modello monumentale ispirato a forme classiche. Il successo di questa nuova concezione fu' tale da dare avvio ad una nuova fase dove i personaggi, animati da una sensazione di vita, sono inseriti in un'atmosfera di risalti e penombre con forte carica espressiva.



Assunta

Questa grande pala d'altare risale al periodo della maturità, quando nel 1516 Venezia uscì trionfante con il trattato di Noyon e Tiziano ricevette questa commissione destinata alla basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.

La scena mostra Maria che ascende in cielo con le mani levate in alto e il volto in estasi, nel mezzo di una luce abbagliante emanata dall'Eterno che l'attende nei cieli.

Nel dipinto si fondono diversi strati di lettura: teologico, artistico, di celebrazione della committenza, ma anche politico, dato che la vergine era ormai da tempo usata come simbolo di Venezia stessa.



Baccanale degli Andrii

Il successo di Tiziano giunse anche a Ferrara e Mantova dove Alfonso d'Este stava decorando il proprio studiolo: il Camerino d'alabastro. Tra il 1518 e il 1524 l'artista eseguì tre tele a carattere mitologico, tra le quali il Baccanale degli Andrii.

Si tratta di scene di felicità gioiosa, di un erotismo raffinato e mai volgare e di una molteplicità di rimandi mitologici allegorici e letterali.



Venere di Urbino

Il dipinto fu commissionato da i Della Rovere, duca di Urbino per decorare un cassone nuziale; infatti sullo sfondo, scorgiamo le fantesche che sistemano le vesti nella cassapanca, mentre dalla finestra spicca uno scorcio di cielo al tramonto.

La posa della donna è ambigua tra pudicizia e invito: nella mano destra tiene un mazzolino di rose, simbolo di amore. Il colore chiaro e caldo del corpo della Venere, la risalta ponendola in contrasto con lo sfondo dai toni freddi.

Dato il suo contenuto erotico, il dipinto era inteso come modello educativo per Giulia Varano, la moglie estremamente giovane del Duca.

Tiziano in questo quadro fece buon uso della prospettiva, che presenta un punto di fuga verso destra.

La Venere ispirò anche la recente Olympia di Manet, nella quale la figura venne sostituita da una prostituta



Pietà

E' un dipinto realizzato tra il 1575 e il 1576. Nacque come ornamento per la cappella di Cristo nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.

L'opera si prefigura come un enorme ex voto, volto a scongiurare la peste di quell'anno.

La Madonna sorregge il Cristo semisdraiato e sorretto da Nicodemo, probabilmente autoritratto di Tiziano; alla loro sinistra, in piedi, si trova la Maddalena al vertice di un ideale triangolo, mentre ai lati della nicchia si trovano due statue: Mosè e la Sibilla.

In basso a destra appare una tavoletta votiva, con Tiziano e il figlio Orazio intenti a chiedere l' intercessione divina per essere salvati dall'epidemia, tema ripreso dal braccio che compare ai piedi della Sibilla implorante, che esprime l' angoscia dell' artista per la malattia.

Tutto questo però non basterà, poiché prima il figlio Orazio e poi lo stesso Tiziano saranno uccisi dall' epidemia.

 

 

"A Tiziano solo si deve dare la gloria del perfetto colorire: la quale, o non ebbe alcun degli antichi; o, se l'ebbe, mancò, a chi più a chi manco, in tutti i moderni: perciocché, come io dissi, egli cammina di pari con la natura: onde ogni sua figura è viva. si muove, e le carni tremano. Non ha dimostrato Tiziano nelle sue opere vaghezza vana, ma proprietà convenevole di colori; non ornamenti affettati, ma sodezza da maestro; non crudezza, ma il pastoso e tenero della natura: e nelle cose sue combattono e scherzano sempre i lumi con l'ombre, e pèrdono e diminuiscono con quell'istesso modo che fa la medesima natura." L. dolce, Dialogo della pittura, 1557