La Sardegna
-Le coste sarde-
La Sardegna (Sardigna o Sardìnna in sardo, Sardenya in catalano, Saldìgna in gallurese, Sardhìgna in sassarese) è la seconda isola più estesa del Mar Mediterraneo dopo la Sicilia, l'ottava in Europa e la quarantaseiesima nel mondo.Come ente amministrativo è denominata Regione Autonoma della Sardegna ed è quindi una regione autonoma a statuto speciale facente parte della Repubblica Italiana. Lo statuto speciale, sancito nella Costituzione della Repubblica Italiana del 1948, garantisce una larga autonomia amministrativa e culturale alle istituzioni di una regione depositaria di una millenaria civiltà con singolari peculiarità etniche e linguistiche.Nonostante l'insularità, la posizione strategica al centro del mar Mediterraneo ha favorito sin dall'antichità l'interesse delle varie potenze coloniali, agevolando sì i rapporti commerciali e culturali ma anche un succedersi di varie dominazioni straniere. In epoca moderna molti viaggiatori e scrittori hanno esaltato la bellezza della Sardegna, immersa in un ambiente in gran parte incontaminato, che ospita un paesaggio botanico e faunistico con specie uniche, nel quale si trovano poi le vestigia della civiltà nuragica.
Ben conosciuta nell'antichità sia dai Fenici che dai Greci, fu da questi ultimi chiamata Hyknusa o Ichnussa, o ancora Sandalyon per la somiglianza dell'intera conformazione costiera all'impronta di un piede . Sempre i Greci la chiamarono anche Argyróphleps nesos ossia l'isola dalle vene d'argento per l'abbondanza nelle sue miniere di quel metallo . Per loro l'isola era la più grande di tutto il mar Mediterraneo e tale rimase nella conoscenza degli antichi navigatori per lungo tempo in quanto la lunghezza delle coste sarde (1385 km escluse le isole) è effettivamente maggiore di quelle siciliane (1039 km). Secondo recenti studi linguistici, l'appellativo Sardinia che i Latini davano all'isola deriverebbe da unaltra denominazione greca conosciuta come Sardò (con l'accento sulla o come i nomi in lingua sardiana di Buddusò e Gonnosnò), nome di una leggendaria donna della quale si ha notizia nel Timeo di Platone e le cui origini venivano da Sàrdeis, capitale della Lidia, luogo dal quale Erodoto farà provenire sia le genti etrusche, ma anche quelle sarde . Sallustio nel I secolo d.C. sosteneva che: «Sardus, generato da Ercole, insieme ad una grande moltitudine di uomini partito dalla Libye occupò la Sardegna e dal suo nome denominò l'isola», e Pausania nel II secolo d.C. confermava quanto detto da Sallustio aggiungendo che: «Sardo venne dalla Libia con un gruppo di coloni ed occupò l'Isola il cui antico nome, Ichnusa, mutò in Sardò..» . In una stele in pietra risalente all'VIII / IX secolo a.C. ritrovata nell'odierna Pula, centro comunale comprendente l'antica città di Nora, appare scritto in fenicio la parola b-rdn che significa in Sardegna, a testimonianza che tale toponimo era già presente sull'Isola all'arrivo dei mercanti fenici. La stele di Nora è considerata il più antico documento scritto della storia occidentale , e secondo gli studiosi costituisce un dato linguistico del luogo riguardante la Sardegna stessa, confermando che l'origine del toponimo è da attribuire agli Shardana, una popolazione di navigatori-guerrieri identificata con le genti sardo-nuragiche . Le origini preistoriche della Sardegna risalgono al Paleolitico Inferiore (500.000-350.000 anni) secondo gli archeologi che nel 1979 - 1980 scoprirono un'industria litica presso il rio Altana a Perfugas in Anglona. Nel IV Millennio a.C. si sviluppò la prima espressione culturale, di cui si trovano tracce in tutta l'isola, la Cultura di Ozieri. I ritrovamenti archeologici conservati nei più importanti musei isolani, hanno messo in risalto quale notevole progresso sociale e culturale conseguirono le popolazioni preistoriche sarde. Nel II Millennio a.C. le testimonianze archeologiche della bella età dei nuraghi sono innumerevoli e lo sviluppo di una civiltà frammentata in cantoni hanno lasciato sull'Isola importanti e numerose vestigia. I Fenici frequentarono assiduamente la Sardegna introducendovi urbanesimo e scrittura. Cartagine e Roma se la contesero lasciandovi tracce indelebili. Sin dalla nascita dell'archeologia il territorio sardo fu ritenuto di grande interesse per i primi ricercatori. Nell'Ottocento, il canonico Giovanni Spano diede inizio all'esplorazione dei maggiori siti, descrivendo poi le sue scoperte nel Bullettino archeologico sardo. Nei primi del Novecento, l'archeologo Antonio Taramelli intraprese una serie di scavi nel sud dell'Isola, e la sua attività di recupero ed individuazione di nuovi siti continuò per circa trent'anni. Nel dopoguerra Giovanni Lilliu con diverse campagne di scavo aveva portato alla luce il villaggio nuragico Su Nuraxi, concorrendo ad aprire nuovie prospettive e conoscenze sulla storia degli antichi Sardi. Attualmente sono in corso su tutto il territorio numerose campagne di scavi, ma la carenza di finanziamenti e la mole enorme dei siti ancora da riportare alla luce scontentano non poco gli isolani, desiderosi di conoscere meglio la loro antichissima storia, in parte ancora avvolta nel mistero.Dell'architettura preistorica in Sardegna sono presenti numerose testimonianze come le Domus de janas (tombe ipogeiche), le tombe dei giganti, i circoli megalitici, e poi menhir, dolmen, templi a pozzo. Tuttavia l'elemento che più di ogni altro caratterizza il paesaggio preistorico isolano sono i nuraghi che si trovano numerosi e in varie tipologie. Si stima che vi siano all'incirca 500 villaggi nuragici, in genere fortificati, di cui l'esempio prominente è Su Nuraxi di Barumini. Numerose sono anche le tracce lasciate dai Fenici che introdussero sulle coste nuove forme urbane. I Romani diedero un assetto organizzativo all'intera isola con la realizzazione di una rete stradale, la strutturazione di diverse città e la realizzazione di numerose infrastrutture di cui rimangono i resti di teatri, terme, templi religiosi, ponti, ecc. Anche dell'epoca protocristiana e bizantina rimangono diverse testimonianze in tutto il territorio sia sulle coste che all'interno. Una particolare attenzione merita il periodo giudicale durante il quale, grazie alla sicurezza del Mediterraneo garantita dalle flotte delle Repubbliche Marinare, a seguito del prosperare delle attività commerciali, si sviluppò il romanico. Il primo edificio romanico dell'Isola fu la basilica di San Gavino a Porto Torres nel Giudicato di Torres. La costruzione voluta dal giudice Gonnario Comita de Lacon-Gunale ebbe inizio prima del 1038, e nell'occasione furono impiegate maestranze provenienti da Pisa. La basilica fu completata durante il regno del figlio Torchitorio Barisone I de Lacon-Gunale intorno al 1065. I sovrani dei regni giudicali, dal 1063 in poi, attraverso cospicue donazioni, favorirono l'arrivo nell'Isola di monaci di diversi ordini da varie regioni della penisola italiana e della Francia. Queste circostanze portarono in breve tempo ad operare nell'isola maestranze di diversa provenienza: pisani, lombardi e provenzali, ma anche di cultura araba, provenienti dalla penisola iberica, dando luogo al manifestarsi di espressioni artistiche inedite, caratterizzate dalla fusione di queste esperienze. Dopo la metà del XII secolo, l'architettura romanica sarda sarà contrassegnata sempre più dallo stretto legame con Pisa, tendente a farsi più esclusivo a causa della maggiore ingerenza dei mercanti pisani nell'economia isolana e nelle politiche interne dei sovrani giudicali. Successivamente gli Aragonesi introdurranno forme di architettura gotico-catalane, di cui il Santuario di Nostra Signora di Bonaria ne costituì il primo esempio. L'architettura rinascimentale è scarsamente rappresentata in Sardegna, al contrario quella barocca ha trovato ampio risalto, esempi interessanti sono la Collegiata di Sant'Anna a Cagliari e la facciata della cattedrale di San Nicola a Sassari. A partire dal XIX secolo , grazie alle nuove idee ed esperienze importate da alcuni architetti sardi formatisi a Torino , si diffondono nell'isola nuove forme architettoniche di ispirazione neoclassica . Tra le figure più importanti di questa fase architettonica e urbanistica è da citare quella dell'architetto cagliaritano Gaetano Cima , le cui opere sono disseminate in tutto il territorio sardo. Nella seconda metà dell'800 a Sassari fu realizzato il neogotico palazzo Giordano (1878) che rappresenta uno dei primi esempi di revivalismo nell'isola, mentre risale agli anni 30 la facciata neoromanica della cattedrale di Cagliari. Un interessante realizzazione di gusto eclettico, derivato dal connubio fra ispirazioni a modelli revivalisti e liberty, risulta essere il palazzo Civico di Cagliari, completato nei primi del novecento. Il liberty e il Decò troveranno spazio soprattutto nei nuovi palazzi delle famiglie alto-borghesi oltreché negli edifici pubblici. L'avvento del fascismo influenzerà fortemente negli anni '20 e '30 l'architettura italiana; anche le città sarde, in particolar modo quelle di nuova fondazione , verranno coinvolte nel nuovo filone razionalista che rimarrà in voga fino ai primi decenni del secondo dopoguerra. Esistono inoltre diverse tipologie abitative tradizionali come la casa alta delle zone collinari e montane, costruite in pietra e legno, e le case a corte in ladiri (mattone in terra cruda) del Campidano. E diverse tipologie insediative come per esempio gli stazzi in Gallura, i furriadroxius e i medaus nel Sulcis Iglesiente.
-La Chiesa di Saccargia(SS),Tharros,La Basilica di Bonaria (CA),"Su nuraxi" di Barumini, Domus de Janas,Palazzo Civico di Cagliari.-
Il Neolitico fu il periodo in cui si rilevano le prime manifestazioni artistiche. Numerosi ritrovamenti delle tipiche statuine della Dea Madre e di ceramiche incise con disegni geometrici testimoniano le espressioni artistiche della preistoria sarda. Successivamente la Cultura nuragica produrrà le innumerevoli statuine in bronzo e l'enigmatica statuaria in pietra dei Giganti di Monti Prama. Il connubio tra le popolazioni nuragiche e i mercanti fenici portò ad una raffinata produzione di gioielli in oro, anelli, orecchini e monili di ogni genere, ma anche ceramiche, stele votive e decorazioni parietali. Oltre all'architettura legata alle opere pubbliche, i Romani introdussero i mosaici e ornarono con sculture e pitture le ricche ville dei patrizi. Nel Medioevo, durante il periodo giudicale, le architetture delle chiese romaniche furono arricchite di capitelli, di sarcofagi, di affreschi, di altari in marmo impreziositi successivamente da retabli, dipinti da importanti pittori come il Maestro di Castelsardo e il Maestro di Ozieri. Nel XIX secolo, per poi proseguire nel Novecento, si affermano nell'immaginario collettivo i miti della genuinità del popolo sardo, di un'isola incontaminata e fuori dal tempo, raccontata dai tanti viaggiatori che visitarono la Sardegna in quel periodo, tali miti verranno celebrati prevalentemente da molti artisti sardi, quali Giuseppe Biasi, Francesco Ciusa, Filippo Figari, Mario Delitala. Nelle loro opere racconteranno i valori autoctoni del mondo agro pastorale, non ancora omologati alla modernità che premeva dall'esterno . Altri artisti importanti della seconda metà del Novecento sardo sono Costantino Nivola e Pinuccio Sciola.
-Gigante di Monti Prama,opera di Pinuccio Sciola, Bronzetti, resti di età fenicia di Nora.-
Il territorio sardo, ricco di testimonianze del passato, interessò sin dagli albori dell'archeologia gli studiosi della materia. All'inizio l'attenzione verso le antichità dell'isola fu soprattutto di tipo antiquario e solo nell'Ottocento, con gli studi e l'opera del canonico Giovanni Spano, si arrivò ad acquisire un approccio moderno verso la materia. Lo Spano, da instancabile ricercatore, indagò i maggiori siti dell'isola e raccolse i risultati dei suoi studi nella rivista "Bullettino Archeologico Sardo". Nello stesso secolo il generale Alberto Lamarmora avviò lo studio e la catalogazione degli aspetti geografici, zoologici, archeologici, storici ed etnologici dell'intera isola. Pubblicò due importantissime opere ("Viaggio in Sardegna" e "Itinerario dell'Isola di Sardegna"), che costituivano una vera e propria "summa" delle conoscenze sull'isola. Nel 1903 giunse in Sardegna, come direttore del Museo di Cagliari, Antonio Taramelli. La sua attività nell'isola durò oltre trent'anni, durante i quali indagò, con numerosissimi scavi, il territorio sardo. In anni più recenti le ricerche e le indagini archeologiche condotte da Giovanni Lilliu hanno contribuito in modo determinante all'interpretazione dei numerosi insediamenti preistorici e della più antica storia sarda. Negli ultimi decenni, infine, grazie all'applicazione rigorosa del metodo stratigrafico, all'utilizzo delle moderne tecnologie di scavo e ad un'attenta interpretazione delle fonti storiche, è stato possibile ricostruire la storia e le vicende delle aree indagate. Attualmente sono numerosi, in tutto il territorio sardo, i siti in cui sono in corso le indagini archeologiche, così come si rivela cospicuo il numero dei reperti oggetto di studio da parte degli archeologi.I primi esempi in Sardegna di ciò che siamo soliti chiamare "architettura" risalgono al 4000 a.C. circa, e sono riferibili alla cultura di Bonu Ighinu. Si tratta delle prime tombe a "grotticella artificiale", che testimoniano in maniera inequivocabile il manifestarsi della necessità di modificare lo spazio naturale nel quale gli esseri umani vivevano. Con la successiva cultura di Ozieri tale necessità si manifesta in forma ancora più eclatante, con le cosiddette domus de janas, le "allées couvertes", i circoli megalitici, i dolmen e i menhir. In epoca nuragica, alla fine del Bronzo antico, compaiono i primi protonuraghi, mentre durante il Bronzo medio iniziano ad essere costruiti i primi veri nuraghi, costituiti da una torre a pianta circolare e con un profilo che va restringendosi verso l'alto. Nel Bronzo recente e finale la forma del nuraghe si evolve e vengono costruite delle vere e proprie fortezze, attorno alle quali si sviluppano i villaggi. L'architettura nuragica elabora anche la tomba di giganti, i santuari ed i templi a pozzo. Con l'arrivo dei Fenici e dei Cartaginesi nasce in Sardegna la prima civiltà urbana, con edifici costruiti oltre che in pietra, anche con mattoni crudi e malta di fango. L'edilizia sacra è rappresentata in Sardegna da numerose testimonianze, così come l'architettura funeraria (tombe a camera). Durante il periodo di dominazione romana le principali città dell'isola conobbero le tipologie architettoniche legate all'edilizia pubblica, civile e religiosa tipiche del mondo romano (foro, teatro, templi e terme), come testimoniano gli esempi di Cagliari, Nora, Tharros e Turris Libisonis (Porto Torres). L'architettura successiva alla crisi dell'impero romano è rappresentata, essenzialmente, da un'attività edilizia legata all'ambito sacro, come testimoniano le chiese paleocristiane e bizantine.Dalla metà dell'XI secolo, quando l'isola è ormai divisa nei quattro regni giudicali, inizia a fiorire l'architettura romanica, con la costruzione di chiese e di monasteri realizzate con materiale litico locale (calcare, vulcanite, granito, basalto, talvolta abbinati per creare contrasti cromatici). Con l'ingresso di Genova e Pisa nella storia sarda le città dell'isola si arricchirono di mura, torri e bastioni, mentre dal XIV secolo, con la conquista dell'isola da parte degli Aragonesi, furono introdotte le forme gotico-catalane. Questo linguaggio persiste a lungo, intrecciandosi con forme manieriste e barocche, fino all'avvento dell'architettura neoclassica nell'Ottocento. Sono le premesse per l'eclettismo degli stili, che caratterizza il primo Novecento. Durante il ventennio fascista si segnalano importanti esempi di edifici razionalisti. Nel dopoguerra, a prescindere dagli interventi dettati dall'urgenza della ricostruzione, emergono esempi dettati da un'intelligente valorizzazione degli spazi urbani e dalle ricerche architettoniche più moderne.Le prime manifestazioni artistiche in Sardegna risalgono al Neolitico, quando compaiono le prime decorazioni sulle ceramiche. Il ricco repertorio degli ornati vascolari e le piccole statuine rappresentanti la "dea madre" (di età neolitica ed eneolitica), riprodotte secondo stili differenti, costituiscono le espressioni artistiche più notevoli della preistoria isolana.
Durante l'età del Bronzo, con l'affermarsi della civiltà nuragica, vengono prodotte le piccole sculture in bronzo (i "bronzetti") e la grande statuaria in pietra (i "giganti" di Monti Prama).
-Tomba dei Giganti,Bronzetto,nuraghe.-
Irene Musa
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