Le Onde
Liquide riflessioni notturne sulla memoria.


Una improvvisa zaffata di profumo, uno schiocco dei nervi, ed ecco, l’immagine antica del ricordo riaffiora.
Come un’onda mi sommerge, travolge, trasporta.
Memoria.
Come acqua.






Memoria, facoltà psichica in grado di immagazzinare e conservare informazioni, immagini, sensazioni.

Basta uno sfioramento, un sottile filo di profumo, il sapore di un biscotto bagnato nel tè, per far scattare i suoi inconoscibili meccanismi; inconoscibili poiché troppo profondi e reconditi per scovarli e capirli.
Condizione fondamentale per la vita, la memoria ha sede in ognuno di noi, serbatoio di esperienze e di sensazioni; il più delle volte chiuso alle nostre richieste e ricerche.
Il più delle volte non siamo noi a decidere che cosa ricordare e quando.

L’azione del ricordare non è solo un’azione mentale, essa è strettamente collegata alla sensorialità.
Sono un odore, un sapore a riportarci più o meno velocemente ad un’immagine.
La memoria ci trasporta nei suoi fiumi d’immagini.
Umide immagini.
I sensi si accendono spasmodicamente.
Annuso un respiro.
Assaporo un movimento.
Memoria umida.
Fluida.

La memoria è piacere e dolore.
Spaventa e incanta.
Porta alla vita, come porta alla morte.






La pressione è intermittente e smorzata.
Distinguo poco e troppo vagamente.
Il campanello è premuto, ma io non risuono, non rimando clamori insensati, stonati.
Un certo quale splendore mi sollecita disordinatamente, il rosso cremisi scomposto contro la fodera verde, la sequenza delle colonne, la luce arancio dietro le foglie nere, a punta, degli olivi.
Dalla mia spina, senz’ordine, partono frecce di sensazioni.

L’onda si leva in me, si gonfia, inarca la schiena.
E d’un tratto il balzo tremendo della memoria, imprevedibile, inarrestabile.






Fluidità.
Trasportata in un flusso di luoghi, colori, sguardi, corpi che si muovono.
Le bollicine cominciano a sollevarsi, come maglie d’argento del fondo della padella; un’immagine dopo l’altra.

La memoria non ha tempo: è passato presente e futuro continuamente intrecciati l’uno nell’altro.
Non c’è logica apparente.
Le immagini, le sensazioni si alternano, sovrappongono arbitrariamente.
Sono in balia di onde colorate.
Profumate.
Gustose.
Non ho la possibilità di decidere il percorso, posso solo abbandonarmi alla piena che gonfia lenta.
Memoria.

Il liquido scorre.
Mi concentro sullo sciacquio circostante.
Sono consapevole del flusso, del disordine.
Sembra che il mondo tutto fluttui, s’incurvi, sulla terra gli alberi, nel cielo le nuvole.

Immagini mi avvolgono gorgogliando.






Il corpo ora si scioglie, mi dissuggello, divento incandescente.
Ora la corrente sfocia in una vasta marea, profonda, che feconda e apre ciò che era chiuso, forza ciò che era piegato stretto, straripa.
Così fluido è diventato il mio corpo, capace al solo tocco di un dito di trasformarsi in una goccia calma, che si gonfia, che trema, che brilla, e cade in estasi.

E poi il senso che un fardello era stato rimosso, la finzione, l’illusione, l’irrealtà scomparsa, c’era ora una luce, una specie di trasparenza, che mi rendeva invisibile, mentre io vedevo tutto.






Sento il rumore che aspettavo.
Viene, si avvicina, esita, si ferma alla porta.
Grido: “ Vieni. Siediti accanto a me. Siediti sull’orlo della sedia&rdquo.
Trasportata dall’antica allucinazione, grido: “ Più vicino, più vicino&rdquo.

Ora la marea cala.
Gli alberi ridiscendono a terra, le onde veloci, che mi battevano dentro le costole, rallentano.
Lentamente torno a galla.
Le onde morbide si ritraggono.
Mi lasciano frastornata, sola.




Torneranno.






“L’onda si arrestava, poi si ritirava sibilando, come chi respiri lento, regolare e incosciente nel sonno.
Pian piano la striscia scura all’orizzonte si fece più chiara, come se in una vecchia bottiglia di vino il sedimento fosse calato a fondo lasciando il vetro verde trasparente.
E dietro, come se pure lì il sedimento bianco fosse sprofondato, o il braccio di una donna distesa sull’orizzonte avesse sollevato una lampada, anche il cielo si schiarì e delle strisce piatte di bianco, di verde e di giallo si propagarono nell’aria a lama di ventaglio.&rdquo

Virginia Woolf “Le onde&rdquo


Virginia Woolf