
Nel 1966 On Kawara, un artista concettuale giapponese trasferitosi a New York l'anno precedente, iniziò la serie "Date Paintings". Ognuna delle opere, che nel loro complesso costituiscono l'insieme "Today Series", consiste in un piccolo quadro di formato rettangolare a fondo monocromo, nero o rosso, sul quale sono dipinte in bianco le lettere e le cifre che compongono la data del giorno. La stesura del colore di fondo e del bianco dell'iscrizione risponde a un protocollo minuziosamente predisposto e rigorosamente osservato, e, nel caso che il dipinto non sia completato entro la mezzanotte del giorno in cui è stato iniziato, esso viene distrutto. Ogni quadro ha come titolo la data che vi è inscritta e come sottotitolo una frase tratta da un quotidiano del giorno, ed è riposto in una scatola di cartone etichettata con la data corrispondente e foderata al suo interno con un ritaglio di un quotidiano letto dall'artista durante quella giornata.È ovviamente il tempo l'oggetto dello studio di Kawara, quell'esperienza del tempo vissuta sia dal punto di vista individuale, dei giorni, degli anni che scorrono, inesorabili, sulla pelle dell'artista e quindi sulla pelle della tela, sia dal punto di vista storico, del mondo che vede la sua storia raccontata attraverso le prime pagine di quotidiani casuali. Perchè è di casualità che parla l'artista giapponese, casualità che domina questa serie a partire dai sottotitoli, dai quei frammenti di giornali che si ritrova ogni mattina davanti la porta. Eppure è proprio questo che vuole tramandare ai posteri, questa visione del tempo, in cui di nulla si può esser certi, nulla tranne una cosa: domani è un altro giorno e non possiamo sapere che cosa ha in serbo per noi. E allora non si può proseguire domani qualcosa che si è iniziata oggi, e se non la si completa in tempo non c'è altro da fare che ditruggerla.


Ancor più che nella Today Series, da questo progetto di evince l'ossessione per il tempo di On Kawara. Un'opera monumentale, certamente non dal punto di vista realizzativo, ma dal punto di vista concettuale: un'idea pesante destinata ad appesentire la mente del fruitore, un fardello da portarsi dietro e con cui bisogna fare i conti. Perchè rendersi conto, ascoltando o leggendo gli anni che scorrono, di quanto poco tempo siamo destinati a passare su questo mondo, di quanto siamo, in fin dei conti, insignificanti rispetto alle ere geologiche che fa declamare Kawara, è certamente uno spunto per riflessioni importanti. Ma per l'artista giapponese pare essere proprio questo il modo giusto per esorcizzare l'ancestrale paura del tempo che passa: scrivere così tante date da trasformarle in nient'altro che numeri, così tante da far dimenticare il significato convenzionale loro attribuito, così tante da farle tornare ad essere soltanto segni grafici.
Come si può vedere da questi accenni, On Kawara ha fatto del tempo terreno fertile per la sua ricerca, fino a farlo diventare quasi un'ossessione artistica. Tutte le sue opere più importanti hanno a che fare con la catologazione, cioè con un accumulo temporale di informazioni: da quelle che abbiamo velocemente analizzato alle cartoline di "I Got Up At", dai telegrammi di "I'm Still Alive" alle cartine di "I Met". E se è pur vero che è fin dall'ultimo quarto del XIX secolo che l'opera d'arte viene vista anche come una fatto puramente temporale in quanto frutto di un lavoro che richiede del tempo, il giapponese Kawara compie quello che è forse il passo successivo: visualizzare il fondamento temporale dell'operazione artistica, e visualizzarlo senza metafore o altre figure retoriche, semplicemente per quello che è o, per meglio dire, per ciò che a noi sembra.

Una piccola raccolta di opere di On Kawara, tra cui esempi della serie "I'm Still Alive" (raccolta di telegrammi in cui avvisava gli amici di essere ancora vivo) e della serie "I Got Up At" (raccolta di cartoline inviate dai luoghi in cui lo portavano le sue mostre con l'indicazione dell'ora in cui si era svegliato) è visitabile sul sito del MoMA di New York.