I Luoghi del Sublime

Tutti i luoghi del sublime hanno caratteristiche comuni:pongono l’individuo che li contempla in solitudine dinanzi a spettacoli solenni e maestosi,capaci di suscitare in lui sentimenti misti di terrore e fascino;lo strappano alla banalità e all’affannoso trascorrere dei giorni;lo costringono a rivelare indirettamente qualcosa su se stesso,a porsi quelle grandi domande sulla propria esistenza nel mondo che normalmente evita di formulare (che sono forse insolubili,ma che costituiscono comunque sorgenti di pensiero e di emozione). Ognuno di questi luoghi produce,tuttavia,simili effetti secondo modalità proprie.

Montagne

Con la loro verticalità,le montagne hanno spesso rappresentato l’allegoria del sacro.La neve bianca immacolata,simbolo di purezza;l’aria rarefatta delle vette,che dà un senso di euforica leggerezza;il loro contorno che evoca l’idea di eternità;lo sguardo dall’alto sull’abisso,che ricorda il mistero dell’esistenza;il sentirsi sospesi tra cielo e terra…tutto attira gli animi verso l’alto,verso la contemplazione e la luce.Le cime dei monti sono,letteralmente,il luogo sublime verso il quale ci s’annalza.

Deserti - Caspar David Friedrich:"Naufragio della Speranza"

Il deserto,con la sua minaccia alla sopravvivenza e con l’incombere dell’ignoto,che spinge gli audaci all’avventura,è anch’esso luogo di ascesi,di privazioni che purificano ed elevano l’animo,di risveglio del sentimento dell’infinito. La solitudine (come accade anche in altri luoghi sublimi,quali la montagna e l’oceano) favorisce la concentrazione,la contemplazione e la preghiera. Il deserto ci fa conoscere maglio il sublime che è in noi,ci rivela immediatamente a noi stessi.Ciò vale soprattutto di notte,quando nel suo clima estremamente secco le stelle brillano più luminose e distinte che in qualsiasi altra parte del globo,dando maggior spessore alla domande insolubili che riguardano il significato del nostro vivere.Il silenzio,il vuoto,la solitudine aprono l’animo a spazi muti ed illimitati,dove l’immaginazione si perde.Allora,pur avvertendo come povera ed insignificante l’esistenza umana rispetto al cosmo nella sua grandezza e potenza,nasce in chi contempla un confuso sentimento di gratitudine per aver avuto in sorte la possibilità di godere di questo spettacolo,”sperduti nell’altro firmamento terrestre costituito da infiniti,scintillanti granelli di sabbia”.O di scoprire,alla maniera di Schopenhauer,da un lato,la nostra dipendenza dalle potenze della natura e la minaccia alla nostra sopravvivenza,dall’altro,il nostro distacco dal mondo come esseri razionali che lo contemplano dall’esterno.

Vulcani

Il vulcano è il simbolo di un’improvvisa minaccia rimasta latente per un tempo più o meno lungo,di una distruttività intermittente che non si limita a colpire singoli individui,ma dà luogo a memorabili catastrofi collettive.Anche per la sua elevazione,che lo assimila alla verticalità della montagna,e per il suo cratere,che mette in contatto l’abitabile superficie del pianeta con le sue infuocate viscere,il vulcano partecipa del sublime.Unisce,infatti,in sé l’alto ed il basso,la natura prima,indomita – magmatica,informe e selvaggia – con la natura seconda,spesso civilizzata alle sue stesse pendici e nei suoi dintorni dal lavoro umano e dalla presenza di centri abitati.

Foreste - Caspar David Friedrich:"Il cacciatore nel bosco"

In Germania Friedrich partecipa totalmente, come uomo e come artista, alla rivoluzione romantica. Egli è ritenuto un grande paesaggista, ma il termine non va inteso in senso illuminista (si pensi ad un Canaletto), bensì in senso romantico di totale convivenza tra l’uomo, finito e tuttavia colmo di aspirazioni all’infinito, e la natura, immensa e possente. Nel paesaggio Friedrich ritrova i suoi sentimenti, la coscienza della solitudine dell’uomo, la sua angoscia di fronte al mistero; in una sola parola il sublime. Propriamente esso si configura essere quel senso di sgomento che l’uomo prova di fronte alla grandezza della natura quando questa si rivela in tutta la sua terribilità e ognuno di noi sente la sua piccolezza, la sua fragilità, la sua finitezza, ma, al tempo stesso, proprio perché cosciente di questo, intuisce l’infinito e si rende conto che l’anima possiede una facoltà superiore alla misura dei sensi

Lo stare sdraiati sull’erba,a diretto contatto con la terra e con la natura,ma nello stesso tempo,il guardare verso il cielo,uniscono il basso e l’alto,il bello al sublime della natura.Il sentirsi cullati vuol dire avvertire l’intima conciliazione di uomo e natura,l’indistinzione di soggetto ed oggetto priva di quella volontà di sfida e di lotta che contrassegna il sublime.

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