Il suonatore Faber

“E poi se la gente sa, | e la gente lo sa che sai suonare, | suonare ti tocca | per tutta la vita | e ti piace lasciarti ascoltare...”






Dolcenera

Questa di De Andrè —contenuta in “Anime salve” del '96, scritta a quattro mani con Ivano Fossati— è una canzone dalla musica sinuosa, ondeggiante, che come il fiume che travolge i sentimenti e i destini dei personaggi che sono coinvolti nella sua storia. Dolcenera è una canzone che si presta a molteplici interpretazioni semantiche, proprio per la sua natura ermetica. Il testo riporta alla mente l'episodio dell'alluvione del 1972 a Genova, che lasciò dietro di sè la morte di 25 persone. Ma questa, come più volte l'autore ha dichiarato, è sostanzialmente una canzone che parla di solitudine, di desiderio e di sospensione nell'attesa. La solitudine presa in esame è appunto quella di un protagonista infatuato, ma probabilmente non corrisposto che spazza idealmente via, con l'impeto di un fiume tutto ciò che lo allonatana dall'oggetto del suo desiderio: la moglie di Anselmo. La sua diventa allora una visione onirica, una folle fantasia che segue passo passola sua amata nel percorso che la porta fino a lui. Il sogno diventa vivido a tal punto, che arriva a immaginare la sua solida presenza lì con lui, che si realizza manifestandosi poi infine nell'atto carnale; ma il suo rimane un mero sogno, poichè la donna di fatto non arriverà mai. Lei è assente e lontana. Nella realtà infatti sta morendo in un tram, travolta dalla furia dell'onda, ma continua in quell'ora fatale a vivere nella fantasia dell'uomo.




Nera che porta via,
che porta via la via,
nera che non si vedeva
da una vita intera,
così dolcenera, nera,
nera che picchia forte,
che butta giù le porte.
Nera di malasorte,
che ammazza e passa oltre
nera come la sfortuna,
che si fa la tana
dove non c'e luna, luna.
Nera di falde amare,
che passano le bare.

Ma la moglie di Anselmo
non lo deve sapere
che e' venuta per me,
e' arrivata da un'ora
e l'amore ha l'amore
come solo argomento
e il tumulto del cielo
ha sbagliato momento.

Acqua che non si aspetta,
altro che benedetta,
acqua che porta male,
sale dalle scale,
sale senza sale sale.
Acqua che spacca il monte
che affonda terra e ponte.

Ma la moglie di Anselmo
sta sognando del mare,
quando ingorga gli anfratti,
si ritira e risale
e il lenzuolo si gonfia
sul cavo dell'onda
e la lotta si fa scivolosa e profonda.

Acqua di spilli fitti
dal cielo e dai soffitti,
acqua per fotografie
per cercare i complici da maledire.
Acqua che stringe i fianchi,
tonnara di passanti.
Oltre il muro dei vetri
si risveglia la vita,
che si prende per mano
a battaglia finita,
come fa questo amore
che dall'ansia di perdersi
ha avuto in un giorno
la certezza di aversi.

Acqua che ha fatto sera,
che adesso si ritira,
bassa sfila tra la gente
come un innocente
che non c'entra niente.
Fredda come un dolore,
Dolcenera senza cuore.

E la moglie di Anselmo
sente l'acqua che scende
dai vestiti incollati,
da ogni gelo di pelle
nel suo tram scollegato
da ogni distanza
nel bel mezzo del tempo
che adesso le avanza.

Cosi' fu quell'amore
dal mancato finale,
cosi' splendido e vero
da potervi ingannare...

seconda pagina