Il ponte è prima di tutto un evento simbolico,come un qualcosa che unisce due parti diverse,de territori,due etnie,due realtà.Proprio per questo penso che il ponte abbia una piena dignità di testo architettonico per la sua connotazione artistica,stilistica,tecnica,tecnologica. Questo manufatto che da sempre ha accompagnato lo sviluppo delle relazioni umane è una importante testimonianza di civiltà. E la Toscana ( e soprattutto la Valle dell'Arno) si è arricchita nel corso dei secoli di varia tipologie di ponti (dai ponti etruschi e romani,i ponti medievali in legno,ai ponti in pietra e via dicendo). Ma in particolare mi voglio soffermare sul Ponte di Buriano vicino ad Arezzo,che visitai l'estate scorsa.
Ponte Buriano
Ponte medievale costruito nel XII secolo (databile al 1277) in pietra arenaria composto da sette grandi archi ribassati.
Il passaggio dell'Arno a Ponte Buriano ha origini antichissime,in questo punto vi era una via etrusca o tardoestrusca.É da ritenere quindi,che fin dagli ultimi secoli che precedettero l'era cristiana,esistesse un passaggio a guado formato con macigni in pietra disposti in modo che nei periodi di magra si potesse passare senza bagnarsi.
Nel periodo successivo i romani costruirono un passaggio più agevole e sicuro in questo tratto di bacino,quasi sempre allagato perchè il fiume andava impaludandosi,per permettere alle legioni di stanza ad Arezzo e alla via consolare Cassia Vetus di dirigersi verso nord.
Molti secoli dopo nel 1277 gli Annales Arretini Minores (manoscritto del XVI secolo) riportano questa notizia: Pons Buriani in agro arretino constructus[Fu costruito il Ponte Buriano nell'agro aretino].L'opera,che fu in realtà una ricostruzione,esprimeva tutta la volontà di progresso del Comune di Arezzo nel periodo di sua massima potenza economica e politica ed al culmine della sua fioritura culturale.Ad Arezzo infatti era allora al potere la Parte Guelfa e non essendo ancora avvenuta la grave frattura con Firenze la città decise la costruzione di uno stabile collegamento fra le due sponde dell'Arno.
L'opera originale non ha subito nel corso dei secoli manomissioni si rilievo.In passato infatti l'acqua era regolata dalla presenza di una pescaia molto alta, che serviva a difendere il ponte e a portare la acqua ad un importante mulino,che all'epoca di Cosimo I sarebbe rientrato nei possedimenti medicei.Tuttavia costanti minacce alla stabilità del ponte erano derivate anche dalla navigabilità del fiume,i Camaldolesi per esempio nel 1317 cominciarono i tagli delle loro foreste,trasportando per via fluviale il legname legato in zattere,e questi tronchi andavano spesso a urtare con violenza contro i sostegni del ponte.
In tempi recenti,come durante la seconda guerra mondiale esso fu il solo ponte sull'Arno,insieme a Ponte Vecchio,rimasto indenne ai bombardamenti e capace di sopportare il peso del passaggio dei carri armati.
Michel de Montaigne che lo vide nel 1581 durante il suo viaggio in Italia,lo definisce nel Giornale di Viaggio lunghissimo e bello [
] e per chi percorre oggi la Provinciale dei Sette Ponti il ponte appare inserirsi quasi con rispetto nel paesaggio circostante.