Biografia

Nato a Lessines, Belgio, nel 1898, il padre Léopold Magritte era un mercante. Da giovane si trasferisce più volte con la famiglia: nel 1910, all'età di 12 anni, si trasferiscono a Châtelet, dove sua madre Adeline due anni dopo, nel 1912, morirà gettandosi nel fiume Sambre; fu ritrovata annegata, con la testa avvolta dalla camicia da notte; questo fatto rimase particolarmente impresso in alcuni dipinti come L'histoire centrale, Les amants e "le fantasticherie del passeggiatore solitario". Con il padre e i due fratelli si trasferisce nuovamente questa volta a Charleroi, per allontanare il dolore della tragedia. Dopo gli studi classici, René volge i suoi interessi alla pittura. Nel 1916 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bruxelles, città dove la famiglia si trasferisce nel 1918. Inizia ad interessarsi alle ricerche futuriste, conosciute attraverso Pierre Floquet; nel 1919 espone la sua prima tela, Trois Femmes, presso la Galerie Giroux. Nel 1922 si sposa con Georgette Berger, che aveva conosciuto nel 1913, quando aveva quindici anni. Nel 1923 vende il suo primo dipinto, il ritratto della cantante Evelyn Brélin, e nel frattempo inizia a lavorare come grafico, principalmente nel design di carta da parati. I suoi inizi di pittore si muovono nell'ambito delle avanguardie del Novecento, assimilando influenze dal cubismo e dal futurismo. Secondo quanto affermato da lui stesso, la svolta surrealista avviene con la scoperta dell'opera di Giorgio De Chirico, in particolare dalla visione del quadro Canto d'amore, nel quale compare sul lato di un edificio la testa enorme di una statua greca ed un gigantesco guanto di lattice, dalla quale viene profondamente colpito e la descrive in un suo scritto così:”che rappresentava un taglio netto con le abitudini mentali di artisti prigionieri del talento, dei virtuosi e di tutti i piccoli estetismi consolidati: un nuovo modo di vedere." Furono proprio le pretese che gli artisti dovevano dipingere semplicemente ciò che vedevano che li portarono sempre più verso la sperimentazione, fu così che nel 1925 entra nel suo periodo surrealista con l'adesione al gruppo surrealista di Bruxelles, composto da Camille Goemans, Marcel Lecomte e Paul Nougé, e dipinge il primo quadro surrealista, Le Jockey perdu, mentre lavora a diversi disegni pubblicitari. Magritte si cementa nell’impiego tipico dell’accademie, accorgendosi però che quello che dipinge non è la realtà bensì sta creando una nuova realtà come avviene nei sogni; cerca così di creare qualcosa più reale della stessa realtà. Nel 1926 prende contatto con André Breton, leader del movimento surrealista, che lo colpì al punto di affermare "I miei occhi hanno visto il pensiero per la prima volta",[1] e l'anno successivo si tiene la sua prima mostra personale, presso la galleria Le Centaure di Bruxelles, nella quale Magritte espone ben sessantuno opere; successivamente si trasferisce con la moglie a Perreux-sur-Marne, nei pressi di Parigi nel 1928. Nel 1940, per timore dell'occupazione tedesca, si trasferisce con la moglie nel sud della Francia, a Carcassonne. In questi anni sperimenta un nuovo stile pittorico, detto alla Renoir o solare, che porta avanti sino al 1947. Inizia il periodo vache, una sorta di parodia del fauvismo. Dopo un ultimo lungo viaggio fra Cannes, Montecatini e Milano, avvenuto nel 1966, muore nel suo letto il 15 agosto dell'anno successivo a Bruxelles poco dopo la comparsa di un improvviso cancro del pancreas. Viene sepolto nel cimitero di Schaerbeek.

Stile e tecnica

Magritte dipinge con una tecnica di illusionismo di ordine onirico, egli illustra, ad esempio, oggetti e realtà assurde: un paio di scarpe che si tramutano nelle dita di un piede o un paesaggio simultaneamente nella parte inferiore notturno e in quella superiore diurno, ricorrendo a tonalità fredde, ambigue, antisentimentali quali quelle del sogno. Scopo dei suoi enigmatici quadri: creare nell'osservatore un "cortocircuito" visivo. Egli dipingeva questi oggetti surreali perché riteneva il sogno una fonte di ispirazione. Magritte è l'artista surrealista che, più di ogni altro, gioca con spostamenti del senso utilizzando sia accostamenti inconsueti che deformazioni irreali. Del tutto estraneo al suo metodo è l'automatismo psichico, la sua pittura non vuole far emergere l'inconscio dell'uomo, ma svelare i lati misteriosi dell'universo. Questo il tema attraverso il quale lo stile svela tratti affini alla Metafisica: il suo periodo surrealista inizia con la scoperta delle opere di Giorgio De Chirico. Da qui il bisogno di creare universi fantastici e misteriosi e pitture sulla natura basate su contenuti apparentemente indecifrabili ed enigmatici. I suoi quadri suggeriscono uno stile da illustratore, (da giovane lavorò come disegnatore di carta da parati, esperienza che gli servì probabilmente a maturare un tratto freddo e impersonale) di connotazione quasi infantile. Essi conservano volutamente un aspetto pittorico, senza alcuna ricerca di illusionismo fotografico. In questo si ravvisa una delle costanti poetiche di Magritte: tradurre in immagine l'insanabile distanza che separa la realtà dalla rappresentazione. Il surrealismo scaturisce a volte esattamente dal cortocircuito che egli opera tra i due termini. In altri quadri invece il rapporto tra immagine naturalistica e realtà si svolge in soluzioni pittoriche dove il quadro nel quadro ha identico aspetto della realtà che rappresenta, al punto da confondersi in essa. Nel 1928 dipinge Ceci n'est pas une pipe, simbolo dell'enigmatico modo di intendere l'arte, due dipinti di pipe di diverse dimensioni unite in una traccia di insieme misteriosa.[1] Di notevole suggestione poetica i suoi "accostamenti" o le sue "metamorfosi" in cui combina, nel medesimo quadro, cieli diurni e paesaggi notturni; accosta, sospesi nel cielo, una nuvola ed un enorme masso di pietra; trasforma gli animali in foglie o in pietra. Uno dei suoi quadri icona è il grande occhio spalancato nel cielo, o al contrario il cielo che si specchia nell'organo della vista, intitolato Falso specchio, piaciuto talmente a Luis Buñuel da riprenderlo come scena madre nel suo film Un chien andalou. Il suo surrealismo è dunque uno sguardo molto lucido e sveglio sulla realtà che lo circonda, dove non trovano spazio né il sogno né le pulsioni inconsce. Unico desiderio quello di "sentire il silenzio del mondo", come egli stesso scrisse. Il surrealismo di Magritte si colloca agli antipodi di quello di Dalí mancandovi qualsiasi esasperazione onirica o egocentrica.

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