La seconda rivoluzione industriale e l'inarrestabile diffusione dell'urbanesimo resero sempre più artificiale il rapporto tra l'uomo e la natura. La nuova dimensione della vita metropolitana fu l'esperienza della folla, dell'incomunicabilità e dello choc, dell'evento improvviso, imprevisto e fugace, privo di storia perchè privo del tempo necessario ad una elaborazione psichica. Tra gli artisti e la realtà angosciante della metropoli si aprì un solco profondo, di cui è testimone soprattutto l'avanguardia espressionista. All'inizio del XX secolo, le nuove tecnologie, il mito della velocità e il clima della nuova cultura scientifica, filosofica e psicologica accentuarono questo distacco. L'arte, sconvolgendo le regole di rappresentazione naturalistica della realtà, tende in vario modo a esprimere la condizione di alienazione dell'uomo moderno: l'unità dell'io entra in crisi, cede allo sdoppiamento e alla scomposizione della coscienza o alla sua dissoluzione nell'inconscio e nel sogno.


Edgar Degas, L'assenzio (olio su tela; Parigi, Musée d'Orsay; 1876)


Dipingere la gente nei caffè e la vita nelle strade era scelta comune per un pittore dei "tempi moderni", che aveva accantonato i soggetti accademici e storici della pittura ufficiale. La frequentazione di questi ritrovi faceva parte della vita quotidiana parigina. I caffè erano luogo di incontro e di dibattito per artisti, letterati, critici, mercanti d'arte e galleristi. Le donne che frequentavano i caffè erano generalmente prostitute, o comunque personalità che rifiutavano le convenzioni comuni. La scena in un caffè di Parigi dà un'immagine della solitudine e dell'alienazione nella metropoli. Degas descrive realisticamente due tipi umani comuni e degradati: un bohémien e una prostituta. Sebbene siano seduti l'una accanto all'altro, i due personaggi appaiono chiusi nel proprio io e hanno il volto privo di espressione. L'instabilità dello spazio aumenta il senso di distacco: i tavoli, rappresentati senza gambe e disposti a zig-zag, fluttuano nello spazio, e i protagonisti sono spostati verso l'alto rispetto al centro della tela. Come tutta la pittura espressionista, il quadro è la fissazione di un momento precario, colto da una prospettiva occasionale.