Sandro Botticelli

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Sandro Botticelli nacque a Firenze in via Nuova (oggi via del Porcellana), ultimo di quattro figli maschi e crebbe in una famiglia modesta ma non povera, mantenuta dal padre, Mariano di Vanni Filipepi, che faceva il conciatore di pelli ed aveva una sua bottega nel vicino quartiere di Santo Spirito. Numerosi erano infatti nella zona di Santa Maria Novella (dove si trova via del Porcellana) gli abitanti dediti a tale attivitr, facilitata dalla prossimitr delle acque dell'Arno e del Mugnone. I primi documenti su Sandro sono costituiti dalle dichiarazioni catastali (dette "portate al Catasto"), vere e proprie denuncie dei redditi in cui i capofamiglia erano obbligati a dichiarare i propri beni, le rendite e le spese descrivendo lo stato della propria famiglia. In quello del 1458 Mariano Filipepi citn i quattro figli maschi Giovanni, Antonio, Simone e Sandro: quest'ultimo ha tredici anni e viene definito "malsano" e che "sta a leggere", annotazioni in cui alcuni studiosi hanno voluto desumere un'infanzia malaticcia che avrebbe portato a un carattere introverso, leggibile poi in alcune sue opere dal tono malinconico e assorto. Il fratello Antonio era un orefice di professione, per cui c molto probabile che l'artista avesse ricevuto una prima educazione presso la sua bottega, mentre sarebbe da scartare l'ipotesi di un suo tirocinio avvenuto nella bottega di un amico del padre, un certo maestro Botticello, come riferisce il Vasari nelle Vite, dal momento che ancora oggi non esiste alcuna prova documentaria che confermi l'esistenza di questo artigiano attivo in cittr in quegli anni. Il nomignolo pare invece che fosse stato inizialmente attribuito al fratello Giovanni, che di mestiere faceva il sensale del Monte (un funzionario pubblico) e che nella portata al catasto del 1458 veniva vochato Botticello, poi esteso a tutti i membri maschi della famiglia e dunque adottato anche dal pittore

l'apprendistato



Il suo vero e proprio apprendistato si svolse nella bottega di Filippo Lippi dal 1464 al 1467, con cui lavorarono a Prato negli ultimi affreschi delle Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista nella cappella maggiore del Duomo assieme a numerosi altri allievi. Risalgono a questo periodo tutta una serie di Madonne che rivelano la diretta influenza del maestro sul giovane allievo, a volte derivate fedelmente dalla Lippina agli Uffizi (1465). La primissima opera attribuita a Botticelli c la Madonna col Bambino e un angelo (1465 circa) dell'Ospedale degli Innocenti, in cui le somiglianze con la contemporanea tavola del Lippi sono davvero molto forti, anzi sembra una copia o un omaggio; la stessa cosa vale per la Madonna col Bambino e due angeli (1465 circa) oggi a Washington, con la sola variante dell'angelo aggiunto alle spalle del Bambino, e la Madonna col Bambino e un angelo del Museo Fesch di Ajaccio. Risultarono pern determinanti nel progressivo processo di maturazione del suo linguaggio pittorico anche le influenze ricevute da Antonio del Pollaiuolo e Andrea del Verrocchio, del quale potrebbe aver frequentato la bottega dopo la partenza di Filippo Lippi per Spoleto. La componente verrocchiesca, infatti, appare chiaramente in un secondo gruppo di Madonne realizzate tra il 1468 e il 1469, come la Madonna del Roseto , la Madonna in gloria di serafini, entrambe agli Uffizi, e la Madonna col Bambino e angeli (1468 circa) al Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli, in cui i personaggi sono disposti prospetticamente davanti al limite frontale del dipinto, inteso come "finestra", mentre l'architettura sullo sfondo definisce la volumetria dello spazio ideale entro cui c inserita l'immagine; la composizione si sviluppa quindi per piani scalari, svolgendo una mediazione tra lo spazio teorico reso dal piano prospettico e quello reale costituito dai personaggi in primo piano. L'accentuato linearismo, inteso come espressione di movimento risulta altrettanto evidente, cose come le meditazioni sulla concezione matematica della pittura, di grande attualitr in quegli anni, con gli studi di Piero della Francesca; la stessa soluzione venne riproposta in altre opere dello stesso periodo, con la sola variazione dei termini architettonici e naturalistici.

le opere degli anni Settanta



Nel 1472 Botticelli si iscrisse alla Compagnia di San Luca, la confraternita degli artisti a Firenze, e spinse a fare altrettanto il suo amico quindicenne Filippino Lippi, figlio del suo maestro Filippo. Filippino, oltre che caro amico, divenne presto il suo primo collaboratore. A questo primo periodo appartiene il San Sebastiano, gir in Santa Maria Maggiore, opera in cui Botticelli mostra gir un avvicinamento alla filosofia dell'Accademia neoplatonica, a cui doveva essersi accostato fin dai tempi della Fortezza. Nei circoli culturali colti vicini alla famiglia Medici, animati da Marsilio Ficino e Agnolo Poliziano, la realtr era vista come la combinazione di due grandi princepi, il divino da una parte e la materia inerte dall'altra; l'uomo cose occupava nel mondo un posto privilegiato perché attraverso la ragione poteva giungere alla contemplazione del divino, ma anche recedere ai livelli piu bassi della sua condizione se guidato solo dalla materialitr dei propri istinti. In questa opera dunque Botticelli, oltre come sempre ad esaltare la bellezza corporea, vuole sia distaccare la figura sospesa a mezz'aria del santo dalla mondanitr, risaltandolo con quella luce ai margini che lo avvicina al cielo e alla trascendenza, sia evidenziare, come ha fatto piu esplicitamente Piero del Pollaiolo nell'analogo dipinto, la malinconia che emerge dall'offesa che il mondo non comprensibile di questi ideali ha attuato nei confronti di san Sebastiano. Il dittico con le Storie di Giuditta (1472), composto da due tavolette forse originariamente unite, pun rappresentare un ulteriore compendio della lezione assimilata da Botticelli dai suoi maestri; nella prima, con la Scoperta del cadavere di Oloferne infatti, c ancora forte il richiamo allo stile del Pollaiolo, per la modellazione incisiva delle figure, l'acceso cromatismo ed il marcato espressionismo della scena. Tutta la drammaticitr e la violenza che caratterizzano questo primo episodio scompaiono totalmente nel secondo, dall'atmosfera quasi idilliaca e piu consono al linguaggio "lippesco"; si tratta del Ritorno di Giuditta a Betulia, inserito in un delicato paesaggio, nel quale le due donne si muovono con passo quasi incerto. Non si tratta comunque dell'ennesima citazione del maestro perché il vibrante panneggio delle vesti suggerisce un senso di irrequietezza estraneo a Filippo, cose come la malinconica espressione sul volto di Giuditta. Il desco da parto con l'Adorazione dei Magi eseguito tra il 1473 e il 1474, c un esempio di anamorfismo (o anamorfosi), poiché per vederlo bisogna metterlo in posizione orizzontale. Questa c una delle sue prime sperimentazioni volte a snaturare la prospettiva come si era venuta a configurare col Quattrocento. Negli anni settanta lo stile di Botticelli appare ormai pienamente delineato. Le sue opere successive si arricchiranno poi delle tematiche umanistiche e filosofiche in grandi commissioni affidategli da membri importanti della famiglia Medici, aprendo la sua stagione dei grandi capolavori.

Al servizio dei medici



Le frequentazioni di Botticelli nella cerchia della famiglia dei Medici furono indubbiamente utili per garantirgli protezione e le numerose commissioni eseguite nell'arco di circa vent'anni. Nel 1475 dipinse il gonfalone per la giostra tenutasi in piazza Santa Croce raffigurante Simonetta Vespucci, musa dalla bellezza epica per tutta la carriera dell'artista, che fu vinto da Giuliano de' Medici. Nel 1478, dopo la congiura dei Pazzi in cui more lo stesso Giuliano, a Botticelli fu chiesto di effigiare come appesi i condannati in contumacia su cartelloni da attaccare sul Palazzo della Signoria, lato Porta della Dogana, come anni prima aveva fatto Andrea del Castagno nel 1440 per il complotto antimediceo degli Albizi, che era valso all'artista in soprannome di "Andrea degli Impiccati". Chiaro c come Sandro avesse pienamente abbracciato la causa dei Medici, che lo accolsero sotto la loro protezione dandogli la possibilitr di creare opere di grandissimo prestigio. Particolarmente interessante per questo periodo c l'Adorazione dei Magi (1475), dipinta per la cappella funeraria di Gaspare Zanobi del Lama in Santa Maria Novella. Si tratta di un'opera molto importante perché introdusse una grande novitr a livello formale, ossia la visione frontale della scena, con le figure sacre al centro e gli altri personaggi disposti prospetticamente ai lati; prima di questa infatti, si usava disporre i tre re e tutti gli altri membri del seguito lateralmente, a destra o a sinistra, in modo che i personaggi creassero una sorta di corteo, che ricordava l'annuale cavalcata dei Magi, una rappresentazione sacra che si teneva per le vie fiorentine. Botticelli insere, anche per volere del committente, un cortigiano dei Medici, i ritratti dei membri della famiglia, per cui si riconoscono Cosimo il Vecchio ed i suoi figli Piero e Giovanni, mentre Lorenzo il Magnifico, Giuliano de' Medici e altri personaggi della corte medicea sono ritratti tra gli astanti, disposti ai lati a formare due quinte, raccordate dalle figure dei due Magi in primo piano al centro. Ma il motivo iconografico piu innovativo c quello della capanna entro cui si trova la sacra famiglia, posta su di un edificio diroccato, mentre sullo sfondo si intravedono le arcate di un'altra costruzione semidistrutta su cui ormai c nata l'erba; questo tema avrr in seguito larga diffusione e sarr ripreso anche da Leonardo per la sua Adorazione dei Magi e si basava su di un episodio della Leggenda Aurea, secondo cui l'imperatore Augusto, che si vantava di aver pacificato il mondo, incontrn un giorno una Sibilla che gli predisse l'arrivo di un nuovo re, che sarebbe riuscito a superarlo e ad avere un potere ben piu grande del suo. Gli edifici in rovina sullo sfondo percin rappresentano simbolicamente il mondo antico ed il paganesimo, mentre la cristianitr raffigurata nella scena della Nativitr si trova in primo piano perché essa costituisce il presente ed il futuro del mondo; il dipinto costituisce oltretutto un'eccezionale giustificazione, sia in termini filosofici che religiosi, del principato mediceo a Firenze, con una rappresentazione dinastica dei principali esponenti della famiglia nelle vesti dei Magi e degli altri astanti. Riconducibili a questo periodo sono anche altre opere che, oltre a confermare i rapporti tra Botticelli e la cerchia neoplatonica, rivelano precise influenze fiamminghe sul pittore nel genere del ritratto. Nel primo, il Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio (1474-1475), il personaggio c raffigurato nella posa di tre quarti ed c vestito con il tipico abito della borghesia fiorentina dell'epoca; dopo varie ipotesi, oggi si ritiene che si tratti quasi certamente del fratello orafo di Botticelli, Antonio Filipepi, citato per l'appunto in alcuni documenti dell'archivio mediceo per la doratura di alcune medaglie (quella apposta in stucco sul dipinto venne coniata tra il 1465 e il 1469). L'unico esempio noto fino ad allora di questa tipologia di ritratto era quello eseguito dal pittore fiammingo Hans Memling intorno al 1470, con cui si riscontrano notevoli somiglianze. Come era gir successo in altri casi pern, il richiamo ai modelli fiamminghi costitue il semplice punto di partenza per l'artista che tese in seguito ad astrarre sempre piu le figure dal loro contesto. Nel Ritratto di Giuliano de' Medici (1478), si notano ancora certe influenze fiamminghe, come la porta semiaperta sullo sfondo e la posa del soggetto, un richiamo al cromatismo e all'energico linearismo del Pollaiolo, ma la novitr c rappresentata dalla tortora in primo piano che suggerisce una maggiore introspezione psicologica. Il percorso stilistico di Botticelli in questo genere pittorico appare concluso nei ritratti successivi come dimostra il Ritratto di giovane, realizzato dopo il 1478 e dominato dal linearismo formale che non esita a sacrificare la storica conquista del primo Rinascimento fiorentino: lo sfondo c totalmente assente e l'immagine completamente trasfigurata da ogni contesto perché la terza dimensione non c piu considerata indispensabile per conferire realismo alla scena. Nella dichiarazione al Catasto del 1480 dichiarn un cospicuo numero di allievi e aiuti, dimostrando come la sua bottega fosse ormai ben avviata. A quell'anno risale il Sant'Agostino nello studio della chiesa di Ognissanti, commissionato dall'importante famiglia fiorentina dei Vespucci e caratterizzato da una forza espressiva che ricorda le migliori opere di Andrea del Castagno . In un libro aperto posto dietro la figura del santo si possono leggere alcune frasi su un frate che oggi vengono per lo piu interpretate come uno scherzo che il pittore volle immortalare. All'anno successivo l'Annunciazione di San Martino alla Scala.

Ultimi anni



Nel 1493 mori' suo fratello Giovanni e nel 1495 concluse alcuni lavori peri Medici del ramo "Popolano", dipingendo per loro alcune opere per la villa del Trebbio. Nel 1498 i beni denunciati al catasto testimoniano un cospicuo patrimonio: una casa nel quartiere di Santa Maria Novella e un reddito garantito dalla villa di Bellosguardo nei dintorni di Firenze. Del 1502 é un suo celebre scritto relativo alla realizzazione di un giornaletto denominato beceri, di carattere prevalentemente satirico, destinato ad allietare la lettura delle frange nobiliari della societr rinascimentale. Tale progetto, tuttavia, restn tale, non essendo mai stato portato a compimento. Nel 1502 una denuncia anonima lo accusn di sodomia. Nel registro degli Ufficiali di Notte, al 16 novembre di quell'anno, é riportato come il pittore "si tiene un garzone"... In ogni caso sia quest'episodio che quello di dodici anni prima si risolsero apparentemente senza danni per l'artista. La sua fama era ormai in pieno declino anche perché l'ambiente artistico, non solamente fiorentino, era dominato dal gia' affermato Leonardo e dal giovane astro nascente Michelangelo. Dopo la Nativitr mistica Botticelli sembra rimanere inattivo. Nel 1502 scrisse una lettera a Isabella d'Este offrendosi, libero da impegni, per lavorare alla decorazione del suo studiolo. Nonostante fosse anziano e piuttosto in disparte il suo parere artistico doveva essere ancora tenuto in considerazione se nel 1504 venne incluso tra i membri della commissione incaricata di scegliere la collocazione piu idonea per il David di Michelangelo. Il pittore ormai anziano e quasi inattivo trascorse gli ultimi anni di vita isolato e in povertr, morendo il 17 maggio 1510. Fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di Ognissanti a Firenze. L'unico suo vero erede fu Filippino Lippi, che condivise con lui l'inquietudine presente nelle sua ultima produzione.

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