Comunicazione


"Tutta la conoscenza rimane fallibile, congetturale. Non esiste nessuna giustificazione, compresa, beninteso, nessuna giustificazione definitiva di una confutazione. Tuttavia, noi impariamo attraverso confutazioni, cioè attraverso l'eliminazione di errori[...]. La scienza è fallibile perchè la scienza è umana". Karl R. Popper

Nel 1800 lo scienziato comasco Alessandro Volta presenta ufficialmente la sua invenzione: la pila elettrica. Con essa per la prima volta è possibile produrre una corrente elettrica costante. Ma per 20 anni la pila resta un oggetto da laboratorio e l’elettricità non ha alcuna applicazione pratica. Solo nel 1820 infatti il fisico danese H.C. Oersted scopre che un filo percorso da una corrente devia l’ago di una bussola posto nelle vicinanze. Questo fenomeno che permette di realizzare i primi strumenti per la misura delle correnti (galvanometri) e poi i primi elettromagneti, stimola gli studi del francese Ampère che elabora una geniale teoria dell’elettromagnetismo. Nel corso degli anni 30 dell’Ottocento alcuni inventori pensarono di mettere a profitto questi fenomeni per inviare segnali e comunicare a distanza. Vari sistemi di telegrafia ottica erano già in funzione alla fine del XVIII secolo. I fratelli francesi Chappe ad esempio avevano ideato un telegrafo ottico che si era ampiamente diffuso in Francia. Su di una serie di torri e di edifici prominenti erano stati istallati degli alberi sui quali erano imperniati 3 bracci mobili. Le posizioni dei bracci, manovrati da un operatore, rappresentavano lettere e simboli e venivano osservati da una torre all’altra da un osservatore munito di cannocchiale. Ma il sistema aveva grandi svantaggi: ad esempio in caso di poca visibilità era inservibile. La telegrafia elettrica nasce ad opera di diversi inventori e scienziati: negli Stati Uniti S. Morse propone un apparecchio azionato da un elettromagnete che traccia su di una striscia di carta dei segni (corti e lunghi) che diventeranno poi il celeberrimo “alfabeto Morse”. In Inghilterra C. Wheatstone e altri propongono un apparecchio in cui gli impulsi rivelati da un galvanometro indicano le lettere dell’alfabeto. Altri ancora utilizzano un sistema di elettromagneti che muovono una lancetta su di un quadrante. In Francia per tentare di utilizzare il personale del telegrafo ottico si costruiscono telegrafi elettrici che azionano i bracci (in miniatura) del telegrafo di Chappe. Gli apparecchi e i sistemi telegrafici si moltiplicano così come i chilometri di linea istallati. L’estensione della rete telegrafica va di pari passo con quella della rete ferroviaria allora in piena espansione e infatti i primi uffici telegrafici si trovano nelle stazioni. Nel 1848 per la prima volta un telegramma permette di arrestare un assassino al suo arrivo alla stazione londinese di Paddington. Verso la fine degli anni ’50 dell’Ottocento si posa il primo cavo sottomarino che collega l’Europa agli Stati Uniti. E’ un impresa titanica e irta di difficoltà: la fabbricazione del cavo elettrico isolato richiede nuovi materiali e tecnologie, il piroscafo più grande dell’epoca (il Great Eastern) deve venir adattato per accogliere e posare sul fondo marino migliaia di chilometri di cavo. La posa è delicata, il cavo si rompe più volte e deve essere ripescato, ma infine nell’agosto del 1858 il primo messaggio telegrafico transatlantico viene inviato dalla regina Vittoria al presidente americano Buchanan. Il primo cavo ha una vita assai corta e infatti cessa di funzionare poche settimane dopo, ma la via è aperta e negli anni successivi sul fondo di mari e oceani sono posati centinaia di cavi. La telegrafia elettrica, effettuata con apparecchi sempre più rapidi e sofisticati collega lentamente le città, le grandi potenze tendono cavi telegrafici che attraversano i continenti e raggiungono le più lontane colonie. Le notizie, i bollettini di guerra, i dispacci diplomatici, le quotazioni di borsa, le chiamate ai pompieri e i messaggi personali corrono ormai sulle linee telegrafiche. Nei soli Stati Uniti il numero di telegrammi passa da 9 milioni nel 1870 a oltre 75 milioni nel 1910. Il telegrafista, fisso davanti ai suoi apparecchi, capace di riconoscere un collega dallo “stile” della sua battuta sul tasto dell’apparecchio Morse, pronto ad uscire nella notte a riparare un filo telegrafico strappato dal temporale o danneggiato da malintenzionati, diventa un personaggio mitico ed entra nelle letteratura (e più tardi nel cinema). Il mondo rimpicciolisce, l’“internet vittoriano” come è stato recentemente definito il telegrafo, non solo accorcia le distanze, ma modifica profondamente la società.