Le prime mostre d'arte a Firenze

Le prime mostre d'arte a Firenze




Le prime mostre d'arte nacquero nell'ambiente artistico romano della prima metà del Seicento, ricco di stimoli e cosmopolita, per la presenza di mercanti, collezionisti, artisti e viaggiatori stranieri. Organizzate in genere in occasione di ricorrenze religiose e processioni, le mostre inaugurarono una nuova fase nel rapporto fra arte e società. I dipinti confinati nei palazzi della nobiltà vennero appesi all'esterno delle chiese o sistemati sulle pareti dei chiostri in particolari giorni dell'anno, richiamando l'attenzione del pubblico e stimolando critiche e discussioni di collezionisti, artisti e mercanti. I quadri scelti erano fra i più noti delle collezioni romane assieme ad opere di artisti contemporanei che desideravano farsi conoscere da potenziali committenti e amatori. Per iniziativa dell'Accademia del Disegno, la nobile istituzione artistica cinquecentesca fondata dal Vasari, esposizioni d'arte furono organizzate anche a Firenze a partire dal 1673 con il patrocinio del granduca nel Chiostro grande della Santissima Annunziata in occasione della festa di San Luca.



Cosimo III si era fatto promotore di una vasta campagna in favore della rinascita delle arti occupandosi in primo luogo dell'educazione dei giovani artisti fiorentini. A questo scopo aveva fondato a Roma nel 1673 l'Accademia Medicea. Nello stesso anno rilanciò l'attività dell'Accademia del Disegno istituendo le esposizioni, sull'esempio di quanto accadeva a Parigi. Le mostre nacquero infatti con intento didattico. Allo scopo di stimolare i giovani artisti fiorentini all'emulazione dei grandi maestri antichi e moderni, il granduca e i nobili che prendevano parte alle attività dell'Accademia del Disegno in qualità di accademici dilettanti prestarono le opere più famose delle loro collezioni perché fossero esposte al pubblico in un ricco apparato scenografico. La mostra del 1674, ampiamente documentata, vide la consistente partecipazione di aristocratici legati alla corte granducale in qualità di «festajoli», cioè incaricati dell'allestimento degli apparati decorativi e del prestito delle opere. I Chiostri dell'Annunziata furono trasformati in una grande "Galleria" all'aperto e nella scelta dei trecentoventidue dipinti una netta preferenza venne accordata ai generi minori della pittura da stanza - nature morte, marine, paesaggi e battaglie- che in questa occasione ricevettero la loro consacrazione a Firenze, presentati come "galanterie" accanto a quadri di soggetto bizzarro e curioso, come le scene di stregoneria di Salvator Rosa.



Il Granduca si compiacque di mostrare i progressi degli scultori fiorentini che frequentavano l'Accademia Medicea: furono così presentati due bassorilievi in terracotta appositamente arrivati da Roma, "La caduta dei giganti" di Carlo Marcellini e "La cacciata dei Niobidi" di Giovan Battista Foggini a dimostrazione degli studi sulla statuaria antica condotta a Roma dai due giovani sotto la guida di due dei massimi scultori del barocco romano. A fianco dei bassorilievi si esposero per confronto alcuni pezzi di scultura antica ed il quadro di Livio Mehus raffigurante "Il genio della scultura" per indicare come la frequentazione delle antichità romane e l'imitazione dell'antico fossero ritenute indispensabili per avviare l'artista all'esercizio del disegno e alla correttezza della forma. Dopo il 1674 le esposizioni di San Luca furono tenute con cadenza annuale. Le esposizioni fiorentine dell'Accademia del Disegno raggiunsero il loro massimo splendore nel Settecento. I cataloghi a stampa delle mostre indicano un numero sempre crescente di opere d'arte esposte, la partecipazione cospicua di fiorentini e stranieri residenti a Firenze ed un maggiore spazio riservato agli artisti contemporanei, in un generale processo di apertura dell'arte destinato ad un più vasto pubblico.